Anche se ormai conosciamo piuttosto bene le percentuali di efficacia dei vaccini anti-covid, c'è una domanda che non ha ancora trovato una risposta chiara: quale, tra le componenti immunitarie richiamate dal vaccino, garantisce la maggiore protezione contro il SARS-CoV-2? Da che cosa dipende, nello specifico, l'efficacia dei vaccini? Capirlo permetterebbe di snellire le ricerche dei presidi anti-covid di prossima generazione, ma anche di monitorare nel tempo l'immunità alla covid dei vaccinati.
I vaccini possono stimolare diversi tipi di componenti immunitarie, che vanno dagli anticorpi che si legano ai patogeni e li bloccano, ai linfociti T, incaricati di neutralizzare le cellule infettate dai virus. Individuando le risposte più predittive del successo di un vaccino avremmo gli strumenti per valutare facilmente i prossimi candidati vaccini anti-covid, velocizzando le sperimentazioni su larga scala.
Più anticorpi anti-Spike. Gli scienziati del National Institute of Allergy and Infectious Diseases di Bethesda (Maryland, USA) hanno indagato la questione per il vaccino a mRNA di Moderna, somministrandolo, in diversi dosaggi, a scimmie che sono state poi esposte al coronavirus SARS-CoV-2. Quindi hanno selezionato gli animali che avevano i più bassi livelli di virus nel naso e nei polmoni, e hanno analizzato la loro situazione immunitaria: questi esemplari avevano livelli più elevati di anticorpi che riconoscono la proteina spike, della quale il vaccino di Moderna consegna le istruzioni genetiche.
La spike è la chiave d'accesso del coronavirus alle cellule; insegnando all'organismo a produrne una piccola quantità, i vaccini provocano una risposta immunitaria in sicurezza, in assenza di infezione. Preparano così le difese a un eventuale incontro con il virus vero e proprio.
Protetti grazie a cosa? I livelli di altri marcatori immunitari nelle scimmie non erano altrettanto indicativi dell'efficacia dei vaccini. Lo studio, ancora in attesa di revisione, suggerisce che gli anticorpi siano il più importante fattore di efficacia del vaccino a mRNA di Moderna. Un'intuizione confermata - sembra - da una seconda ricerca ancora in corso sui soggetti vaccinati.
L'analisi sta confrontando il profilo immunitario dei vaccinati (anche con Moderna) che sono stati interamente protetti da nuove infezioni, con quello delle persone che sono rimaste contagiate nonostante il vaccino (che, lo ricordiamo, protegge da ospedalizzazione e morte per covid, ma non in tutti i casi dal contagio). Individuare quelli che gli esperti definiscono "correlati di protezione" servirà anche a valutare la tenuta della protezione immunitaria contro la covid, a mano a mano che aumenta il numero di vaccinati.