Sono numerose le immagini che arrivano dallo Spazio, in particolare dai satelliti Copernicus Sentinel-5P, sul calo dell'inquinamento in grandi aree dell'Italia e in altre parti del mondo in seguito al blocco di molte attività, a causa dell'epidemia del coronavirus. In particolare, si è osservata una forte diminuzione dell'NO2 (biossido di azoto). Purtroppo, però, a tale rallentamento non ha fatto seguito anche una riduzione continua delle polveri sottili (il cosiddetto particolato), soprattutto in Lombardia e a Roma: si è anzi osservata una strana variabilità delle polveri PM10. e PM25. Particelle queste, prodotte soprattutto dagli autoveicoli e dai sistemi di combustione che utilizzano combustibili fossili, e che restano in atmosfera più a lungo del biossido d'azoto. A raccogliere dai satelliti i dati per le elaborazioni sono soprattutto l'Arpa Lazio e l'Arpae Emilia-Romagna.
Per spiegare la situazione l'Arpae Emilia-Romagna sostiene che le cause del fenomeno vanno ricercate al di là dei confini italiani. Secondo l'Ente, infatti, "la spiegazione è da individuare nel trasporto di masse d'aria a grande scala provenienti da est, in particolar modo dall'area del mar Caspio, che hanno investito l'Europa centrale trasportando elevate concentrazioni di polveri (vedi il video sopra, Animazione su scala europea del trasporto di dust dal mar Caspio - 28-30 marzo 2020). Parte di questa corrente ha investito anche il nord d'Italia e, poiché proveniva da est, si è infilata nel bacino padano rimanendo intrappolata dall'arco alpino e appenninico". A questo risultato l'Arpae è giunta seguendo il flusso delle polveri sottili, che mostra la provenienza dall'area del mar Caspio e che, attraversando il mar Nero e la penisola balcanica, è giunta fino a noi.