Non accadeva da 25 anni, ma lo scorso venerdì è emerso un nuovo caso di poliomielite a Gaza. Il paziente è un bambino di dieci mesi che al momento si trova nella città di Deir al-Balah, nell'area centrale della Striscia, da giorni interessata da raid dell'esercito israeliano. In realtà, sarebbero tre i bambini con sintomi compatibili con l'infezione, ma solo in un caso è arrivata la conferma da parte del laboratorio di Amman, in Giordania, che si è occupato delle analisi dei campioni biologici.
Il rischio è che questa sia solo la punta dell'iceberg: nella maggior parte dei casi la poliomielite può facilmente confondersi con l'influenza e non è semplice effettuare una diagnosi senza ricorrere a test specifici. Lo è ancora meno in un paese in guerra, dove è in corso una crisi umanitaria. Per questo motivo, l'Organizzazione mondiale della sanità si è subito attivata per una campagna vaccinale di massa che dovrà essere portata avanti tra mille ostacoli e (forse) in assenza di una tregua tra Hamas e Israele. C'è il rischio che l'infezione si diffonda oltre la Striscia?
Un'infezione che quasi non esisteva più. La poliomielite era ritenuta la seconda malattia infettiva pronta per essere definitivamente eradicata, sulla scia di quanto già avvenuto per il vaiolo. Cinque delle sei regioni Oms sono già considerate polio-free: il Sud-Est asiatico lo è dal 2014, mentre l'Africa si è aggiunta nel 2020. Per la verità, il virus circolava attivamente ormai solo in Pakistan e Afghanistan.
Ma lo scorso luglio il Fondo delle Nazioni Unite per l'infanzia (Unicef) aveva denunciato la presenza del patogeno nelle fognature della Striscia di Gaza. Fognature che ormai quasi non esistono più: secondo Oxfam, tutti gli impianti di trattamento delle acque reflue e il 70% delle pompe di scarico sono state distrutte dai bombardamenti, mentre il 98% dell'acqua non è più potabile. Molte strade solo ora inondate da acqua contaminata, l'ambiente ideale per diversi microorganismi, tra cui i tre virus che causano la polio.
La facilità di trasmissione. Sono virus che appartengono al genere degli Enterovirus, lo stesso di cui fanno parte anche quelli che causano la meningite o l'encefalite virale. Nel giro di poche ore, sono in grado di attaccare il sistema nervoso centrale e di provocare la morte delle cellule neurali. La conseguenza più nota è la paralisi, che colpisce soprattutto braccia e gambe, ma può raggiungere i muscoli dell'apparato respiratorio e determinare la morte del paziente.
La buona notizia è che i risvolti più gravi si manifestano solo nell'1% dei casi, la cattiva notizia è che questo rende ancora più complicato formulare una diagnosi in assenza di test specifici.
Il 90% delle persone che contraggono i virus della poliomielite infatti manifestano sintomi simili a quelli dell'influenza. Segnali che in un paese in guerra difficilmente attraggono l'attenzione delle autorità sanitarie. La trasmissione, che può avvenire attraverso l'ingestione di acqua e alimenti contaminati o le goccioline di saliva, è quindi facilitata.
La campagna vaccinale. L'Organizzazione mondiale della sanità ha annunciato la produzione e distribuzione di 1,6 dosi di vaccino. Ma in assenza di un cessate il fuoco potrebbe non essere un'impresa semplice. Le 708 squadre di personale sanitario previste, saranno attive soprattutto presso gli ospedali campo - dal momento che 20 delle 36 strutture sanitarie di Gaza sono state distrutte -, o nei piccoli centri di assistenza. E avranno il compito di garantire ben due cicli di vaccinazione in una popolazione che continua a spostarsi da un'area all'altra della Striscia per sfuggire ai bombardamenti. Inoltre, qualsiasi tipo di merce deve superare i controlli dello Stato di Israele prima di poter entrare in Palestina, farmaci compresi.
L'infezione si può diffondere? Va detto che lasciare un'infezione libera di diffondersi non conviene a nessuno. Oggi nei paesi in cui il virus è già stato eradicato, Italia compresa, si utilizza soprattutto il vaccino di Salk a virus inattivato, dove il microorganismo viene inattivato chimicamente e risulta, in breve, ucciso. Il sistema immunitario però lo riconosce ugualmente come una potenziale minaccia esterna e sviluppa gli anticorpi adatti per combatterlo. È una formulazione più sicura, ma non così efficace rispetto a quella del vaccino di Sabin.
Proprio il vaccino di Sabin, a virus attenuato, ci ha permesso di raggiungere la quasi eradicazione completa della polio. In questo caso, il microorganismo è stato coltivato in laboratorio e reso incapace di provocare la malattia. La somministrazione avviene per via orale e l'efficacia è dimostrata già dopo la prima dose. Per questo motivo, risulta un farmaco particolarmente utile nei paesi in via di sviluppo o dove è in corso un conflitto, come appunto nella Striscia di Gaza. Purtroppo, però, in casi molto rari il virus attenuato si è riconvertito nella forma patogena e ha, di fatto, provocato la poliomielite.
Nel nostro paese non è più in uso dal 2002, mentre la vaccinazione è tornata obbligatoria per legge fino ai 16 anni e oggi raggiungiamo la soglia del 95% di copertura fissata dall'Oms.
Il vaccino di Salk è inserito in formulazioni multiple come l'esavalente, il tetravalente o il trivalente e la prima dose si effettua attorno ai due mesi di vita. Ma potrebbe non garantire una risposta così potente da fronteggiare un'epidemia. In Unione europea si è poi registrato un calo delle vaccinazioni: secondo l'Ecdc, tra il 2012 e il 2021 circa 2,4 milioni di bambini non hanno ricevuto le tre dosi previste entro i 6 anni di età. Se l'infezione si diffondesse, questa carenza potrebbe rivelarsi un punto debole.