Ora che abbiamo toccato con mano che cosa significa attraversare una pandemia, siamo sensibili a ogni possibile campanello d'allarme. Negli ultimi giorni ha creato una certa apprensione la notizia, riportata dalle autorità cinesi, di un caso confermato e di almeno un altro caso sospetto di peste bubbonica nella regione autonoma della Mongolia interna. Al momento non sembra però esserci motivo di ritenere che l'infezione possa diffondersi su larga scala.
Due casi noti. Il primo paziente è un pastore curato in ospedale nella città di Bayannur, adesso in condizioni stabili e in quarantena. Non è chiaro come l'uomo abbia contratto l'infezione, mentre meno misteriose sono le dinamiche di contagio di un altro possibile malato, un quindicenne entrato in contatto con una marmotta agguantata da un cane. Le autorità hanno chiesto alla popolazione di evitare di cacciare, toccare o mangiare roditori, in particolare le marmotte, possibili riserve del patogeno (il batterio Yersinia pestis), e di tenersi alla larga da qualunque roditore morto. Il livello di allerta sanitaria è salito a tre su un massimo di quattro, e rimarrà elevato fino a fine anno.
L'infezione. La peste bubbonica è causata dall'introduzione nell'organismo del batterio Yersinia pestis attraverso la puntura di una pulce a sua volta infettata da un roditore. L'ospite più comune dell'infezione è di solito il ratto, ma nella Mongolia interna è più spesso la marmotta, diffusa nelle aree rurali. I sintomi comprendono febbre alta, sensazione generale di malessere e tumefazione dei linfonodi di inguine e ascelle (che si gonfiano e formano, appunto, dei bubboni). La forma polmonare della peste, decisamente più grave ma meno comune, coinvolge invece le basse vie respiratorie e si trasmesse da uomo a uomo per via aerea, anche senza la puntura di pulci.
Ora si può curare. Nel corso della storia, la peste bubbonica è stata una malattia estremamente letale: la peggiore epidemia, la Peste Nera del Trecento, uccise almeno un terzo dei 75-80 milioni degli abitanti d'Europa, in una delle ondate di infezioni più letali di sempre. Nel 1665, la peste bubbonica si portò via un quinto della popolazione di Londra, mentre 12 milioni di persone morirono durante i focolai che si svilupparono tra Cina e India nel 19esimo secolo. Alcuni focolai minori rimangono oggi in alcune parti del mondo, come Congo e Madagascar.
Se trascurata, la peste bubbonica è fatale nel 30-60% dei casi. Fortunatamente, però, individuata per tempo come sembra essere accaduto con i due pazienti, è trattabile con antibiotici.
Il precoce sistema di monitoraggio dovrebbe aiutare a scongiurare un eccessivo ampliamento dei contagi. Questa sembra essere la reale portata della notizia: non si tratta, quindi, di una nuova minaccia pandemica proveniente da Est. Come ricorda il New York Times, gli Stati Uniti registrano in media 7 casi di peste bubbonica all'anno, più spesso nelle aree rurali degli Stati occidentali.