La cocaina indebolisce l'attività dei neuroni incaricati di farci provare soddisfazione in seguito a una ricompensa inattesa: la scoperta, suggerita in uno studio appena pubblicato su Neuron, potrebbe servire a mettere a punto nuove strategie per combattere le dipendenze.
Il lavoro chiarisce che, a fare la differenza tra il cervello delle persone che fanno uso di cocaina e quello di chi non ne assume, non sono tanto le aspettative delle ricompense che verranno, quanto la percezione di quelle ricompense quando in effetti arrivano. In chi dipende da questa sostanza, l'appagamento risulta infatti attenuato.
Perché è importante. Questo meccanismo inceppato potrebbe rendere più difficile per chi è dipendente da cocaina regolare i comportamenti successivi perché, come spiega Anna Konova, neuroscienziata della Rutgers University (New Jersey) e prima autrice dello studio, «se non si tiene traccia dei segnali della ricompensa in modo appropriato, diventa più difficile liberarsi da qualcosa che non è più appagante».
Dato ancora più fondamentale, e al di là delle sottigliezze tecniche, la ricerca sottolinea ancora una volta come alla base delle dipendenze ci siano fattori neurologici: «La dipendenza è una malattia e non una scelta o una debolezza morale», precisa Rita Goldstein, neuroscienziata dell'Icahn School of Medicine at Mount Sinai di New York che ha coordinato il lavoro.
Per fortuna mi sbagliavo! Il modo in cui il nostro cervello attende (prima) e percepisce (poi) una ricompensa ha un impatto profondo su emozioni, reazioni e ricordi ed è alla base dei meccanismi di apprendimento. Se infatti si verifica una ricompensa maggiore di quella che ci aspettiamo, la risposta della dopamina, un neurotrasmettitore che segnala il valore e la rilevanza percepita di uno stimolo, aumenta. In altre parole apprendiamo che è avvenuta una ricompensa quando cadiamo in un errore di previsione, e rimaniamo "piacevolmente sorpresi".
Cervelli a confronto. Questo processo, noto come errore di previsione della ricompensa, che aiuta a calibrare le aspettative future in risposta alle esperienze passate, risulta alterato in chi fa uso di droghe, ma ancora non è chiarissimo in che modo.
Usando la risonanza magnetica funzionale (fMRI, un sistema di imaging cerebrale), gli autori dello studio hanno analizzato l'attività neurale del cervello di persone sane o dipendenti da cocaina impegnate a scegliere tra una ricompensa in denaro "sicura" o una meno sicura che poteva dare premi più alti oppure più bassi.
Il team ha confrontato l'attività cerebrale nelle due fasi dell'errore di previsione della ricompensa, ossia la fase dell'aspettativa (in cui si anticipano i risultati della decisione presa) e quella della ricompensa, in cui si fanno i conti con le conseguenze della scelta fatta.
Effetto sulle scelte future. Mentre i segnali cerebrali legati all'aspettiva della ricompensa erano simili nei due gruppi, nel cervello delle persone con dipendenza da cocaina la percezione della ricompensa è risultata più debole, e in regioni cerebrali chiave per integrare quanto appreso nei comportamenti futuri. «Il segnale ridotto di ricompensa sembra propagarsi ad altre regioni cerebrali che ricevuta questa informazione aggiornano le nostre aspettative per la prossima volta che si incontrerà la stessa situazione», spiega Konova.
Le persone con dipendenza sono anche parse più inclini a scegliere opzioni più rischiose, soprattutto se avevano iniziato a fare uso di cocaina da giovani.
Aiuto mirato. Il prossimo passaggio sarà provare a integrare queste scoperte in trattamenti contro le dipendenze: «Quanto trovato suggerisce che interventi che potenzino la percezione delle ricompense ricevute potrebbero essere un valido componente della terapia contro le dipendenze», conclude Goldstein.