I bambini che nascono col parto cesareo hanno una flora intestinale alterata, in cui sono presenti anche microbi potenzialmente pericolosi. È la conclusione di uno studio, uno dei più ampi svolti finora sull’argomento, pubblicato sulla rivista Nature.
Questa conclusione apparentemente allarmante va in realtà spiegata e contestualizzata. Si sa da tempo che la flora batterica intestinale, la composizione del cosiddetto microbioma, esercita una notevole influenza sulla salute dell’organismo, perfino su organi e funzioni che non hanno apparentemente niente a che fare con l’intestino o la digestione. Il campo di ricerca che studia questi argomenti è molto recente, e ha subito negli ultimi anni una crescita esplosiva di interesse e di pubblicazioni.
Una delle domande che i ricercatori si fanno è come avvenga per la prima volta il contatto con questi batteri che poi ci accompagneranno per tutta la vita. Dato che il feto si sviluppa nell’ambiente sterile dell’utero (anche questo è stato messo in discussione, ma rimane ancora l’ipotesi più accreditata, come abbiamo riportato recentemente) vari studi hanno suggerito che il neonato acquisisca i batteri dalla madre proprio durante il passaggio nel canale del parto.
Per i bambini nati con cesareo, l’assenza di questa “contaminazione” iniziale comporterebbe, secondo alcuni studi, delle alterazioni, e anche delle possibili conseguenze sulla salute, per esempio nello sviluppo del sistema immunitario, magari nel rischio di alcuni disturbi come l’asma le allergie, o addirittura il diabete. Tutto questo però è ancora da dimostrare.
Buoni e meno buoni. Il nuovo studio, condotto da ricercatori inglesi del Wellcome Sanger Institute e di altri enti di ricerca britannici, conferma in sostanza l’ipotesi che la modalità del parto sia un fattore determinante nell’acquisizione del microbioma. Analizzando attraverso campioni di feci la composizione del microbioma intestinale di quasi 600 bambini nati in ospedali inglesi, i ricercatori hanno osservato che in quelli nati col cesareo erano presenti più spesso batteri patogeni e resistenti ai farmaci, probabilmente acquisiti proprio nell’ambiente ospedaliero.
I bambini nati con parto naturale sembravano viceversa più protetti da questi microbi, presenti solo nel 49 per cento dei casi contro l’83 per cento di quelli nati col cesareo. E il loro intestino risultava invece popolato da altri tipi di microrganismi "buoni".
Dal sequenziamento del genoma dei batteri, in particolare, è risultato che le specie più comuni nei piccoli nati con parto naturale erano i bifidobatteri, quelli del genere Escherichia o i Bacteroides. Al contrario, queste specie erano poco presenti nell’intestino dei bambini nati col cesareo, che abbondavano invece di microbi come l’Enterococcus faecalis, lo Staphylococcus epidermis, la Klebsiella, tutti batteri comuni nell’ambiente dell’ospedale e spesso potenziale fonte di infezione per i neonati molto prematuri.
La stessa alterazione, anche se in misura minore, è stata osservata nei bambini nati per via naturale, la cui madre però aveva fatto la profilassi con antibiotici durante il parto, o nei piccoli non allattati al seno.
Da prendere con le molle. Un’altra osservazione importante del nuovo studio è che i batteri acquisiti dai bambini nati per via naturale coincidono per la maggior parte con quelli della madre, ma non con i microbi della vagina, bensì con quelli dell’intestino. Questa è stata una scoperta non del tutto attesa e che potrebbe portare a ripensare certe pratiche consigliate negli ultimi anni, soprattutto in ambiente anglosassone e sulla base dei primi studi di questo tipo, come quella di tamponare i bambini nati con cesareo con garze imbevute di secrezioni vaginali della madre: potrebbero non servire a niente o, peggio, essere dannose.
Una considerazione importante da fare è che in realtà si sa ancora davvero poco su se e come le differenze osservate e le alterazioni possano avere conseguenze, in termini di salute, sui bambini o più avanti nella vita. Per capirlo saranno necessari molti altri studi. Un'altra precisazione importante da fare è che, come ha affermato uno degli autori, «le differenze osservate spariscono in larga misura nel corso del tempo». Già a sei-nove mesi dalla nascita il microbioma dei bambini nati con parto naturale o cesareo non presenta differenze sostanziali.