Una strada alternativa alle tante vie percorse per sconfiggere la malaria potrebbe essere far perdere il senso dell'orientamento al parassita la causa, il Plasmodium falciparum.
Un gruppo di biologi dell'Università di Ginevra ha infatti individuato un nuovo gruppo di sensori fatti di proteine che il microrganismo sfrutta per capire dove si trova, e a che punto è del suo ciclo di replicazione. Interferendo con questa "bussola" si potrebbe forse riuscire a fermare il plasmodio, prevenendo ulteriori danni. La ricerca è stata pubblicata su Science Advances.
Dalla zanzara all'uomo. Quando una persona viene punta da una zanzara del genere Anopheles infettata dal parassita della malaria, l'organismo si insinua nel sangue umano attraverso la saliva dell'insetto e si dirige verso il fegato, dove rimane per una decina di giorni senza causare sintomi.
Dopo questa prima fase silenziosa, il plasmodio si immette nella circolazione sanguigna ed entra nei globuli rossi, per nutrirsi di emoglobina (la proteina incaricata del trasporto dell'ossigeno). All'interno dei globuli rossi il parassita si moltiplica in cicli di 48 ore, per poi distruggerli e infestarne di nuovi. Queste ondate di distruzione sono all'origine delle febbri periodiche caratteristiche della malaria.
Dall'uomo alla zanzara. Se una nuova zanzara punge un umano in cui è in corso questo ciclo, il plasmodio della malaria cambia i suoi piani per colonizzare l'intestino dell'insetto succhiasangue. Dopo un primo periodo di moltiplicazione nella zanzara, il parassita si dirige nelle ghiandole salivari dell'animale, pronto a infettare una nuova persona.
Ma come fa il microrganismo, a cui mancano gli organi sensoriali, ad accorgersi che il suo habitat è cambiato - e che non si trova più nel sangue umano, ma nel tratto digerente di una zanzara?
Qualcosa è cambiato. Ronja Kühnel ed Emma Ganga, prime autrici dello studio, hanno scoperto un meccanismo sensoriale fatto di cinque proteine senza il quale il plasmodio non "realizza" di aver lasciato il sangue umano. Il sensore avverte alcuni segnali molecolari assenti nel nostro sangue, ma presenti in quello delle zanzare, e si basa su queste tracce per registrare il cambio di "casa".
Lo stesso sensore è cruciale anche in altre fasi del ciclo di riproduzione del plasmodio: per esempio, quando deve lasciare i globuli rossi infestati per parassitarne di nuovi. Si pensa perciò che interferendo con il segnale, si potrebbe bloccare il parassita all'interno delle cellule sanguigne, impedendogli di uscire e fare nuovi danni.