Fino agli anni '60 l'idea che un virus potesse causare un tumore era considerata un'assurdità. All'epoca, 8.000 donne all'anno morivano di cancro alla cervice soltanto negli Stati Uniti, ma l'origine della malattia era del tutto sconosciuta.
Fu solo nel 1976 che il medico tedesco Harald zur Hausen ipotizzò che il Papilloma Virus Umano potesse giocare un ruolo di primo piano nella genesi del tumore al collo dell'utero: un'idea che avrebbe portato allo sviluppo e alla diffusione, a partire dal 2006, di un vaccino rivoluzionario, capace di ridurre l'incidenza di questo tipo di cancro del 90%. Per la sua intuizione, Zur Hausen ricevette il Premio Nobel per la Medicina nel 2008 (condiviso con Françoise Barré-Sinoussi e Luc Montagnier, scopritori del virus dell'HIV).
Eppure il suo lavoro non sarebbe stato possibile senza la battaglia condotta da Sarah Stewart (1905-1976), prima scienziata a ipotizzare l'esistenza di virus oncogeni (cioè in grado di causare tumori), capaci di trasmettere la malattia da un animale all'altro. Negli anni '50, 20 anni prima degli studi di Zur Hausen, l'idea era considerata eretica.
Dai campi alla medicina. Nata a Tecalitlán, in Messico, Sarah Stewart iniziò la sua carriera come microbiologa, lavorando prima sui batteri fissatori di azoto (in funzione dello sviluppo dell'agricoltura in Colorado), poi sui microbi anaerobi che colonizzano le ferite di guerra, con l'obiettivo di sviluppare trattamenti anticancrena.
Fu in quegli anni che iniziò a ragionare su un possibile legame tra virus e cancro: quando però, nel 1944, propose ai National Institutes of Health e al National Cancer Institute di finanziare una ricerca sulle cause virali dei tumori, le fu risposto che si trattava di "una proposta piuttosto discutibile", a maggior ragione se formulata da una donna che non aveva lavorato mai nemmeno sui mammiferi (figuriamoci sull'uomo).
Controcorrente. Per tutta risposta, nel 1949, a 43 anni, Stewart diventò la prima donna a laurearsi in medicina alla Georgetown University, dove già insegnava come batteriologa. E quando nel 1951 fu scelta come direttore medico del National Cancer Institute di Baltimora, poté finalmente dedicarsi alla sua ipotesi.
All'epoca si era pronti ad accettare che alcuni fattori ambientali potessero causare il cancro, ma non che potessero farlo i virus: ammesso che fosse possibile, perché allora il cancro non si diffondeva - e trasmetteva - con le stesse dinamiche di un'infezione?
Alcune ricerche preliminari su fattori oncogeni negli animali erano già state condotte (e dimenticate) nei decenni precedenti, ma Stewart basò le sue ricerche sui lavori di un immunologo, Ludwig Gross, che sembrava sulle tracce dei virus della leucemia murina: Gross si era accorto che, iniettando in un topo appena nato i fluidi ricavati dagli organi di altri topi con leucemia, anche i nuovi topi si ammalavano.
Stewart lavorò con la collega Bernice Eddy per provare a replicare i risultati, ma invece di contrarre la leucemia, i topi si ammalarono di tumori alla ghiandola parotide, un tipo di cancro che non era mai stato osservato incorrere spontaneamente in questi animali. Quando pubblicarono i risultati, nel 1953, Stewart ed Eddy si limitarono a parlare di un "agente oncogeno", senza sbilanciarsi sul contributo dei virus che - sapevano - in assenza di prove più dirette sarebbe stato respinto dalla comunità scientifica.
si tratta di virus. Lavorando su colture di cellule animali, Stewart e Eddy dimostrarono una volta per tutte che l'agente in questione era un virus in grado di causare 20 tipi di tumori nei topi e in altri piccoli mammiferi, e che produceva negli animali infettati anticorpi specifici, che si ammalassero o meno: per la capacità di causare "molti tumori", il nuovo genere di patogeno fu ribattezzato polyomavirus. Nel 1959, i lavori di Stewart guadagnarono la copertina del Time, che li definì come "la più importante novità nelle ricerche sul cancro".
Le ricerche di Stewart e Eddy aprirono un filone di studi completamente nuovo, senza il quale la scoperta del Papilloma virus umano (il più noto, ma non certo l'unico virus oncogeno) non sarebbe stata possibile. Oggi sappiamo che il 15% dei tumori è almeno in parte legato all'azione di alcuni virus. Sarah Stewart proseguì le sue ricerche fino alla fine dei suoi giorni, lavorando sui virus nei sarcomi e sul virus di Epstein-Barr (il virus della mononucleosi, che contribuisce alla genesi di alcuni linfomi). Morì di tumore nel 1976.