Salute

Il coronavirus è una pandemia. Che cosa vuol dire?

L'OMS ha dichiarato che COVID-2019 è ufficialmente una pandemia. Come si passa da un'epidemia a una pandemia? Perché il nuovo coronavirus lo è diventata? Che cosa comporta questo salto di qualità?

Questa notizia è stata aggiornata dopo l'iniziale pubblicazione.

Come purtroppo ci si poteva aspettare, l'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha dichiarato che COVID-19 è diventata una pandemia. SOddisfa cioè tutte e tre i criteri utilizzati per definire una pandemia:

1) si è diffuso tra persone,

2) ha provocato morti.

3) si è diffuso a livello globale

«Nelle ultime due settimane - scrive l'OMS - il numero di casi di COVID-19 fuori dalla Cina è aumentato di 13 volte, e il numero di nazioni interessate è triplicato. Oggi ci sono oltre 118 mila casi in 114 Paesi, e 4.291 persone hanno perso la vita. Migliaia in più stanno combattendo per la propria vita negli ospedali. Nei prossimi giorni e nelle prossime settimane, ci aspettiamo di vedere il numero di casi, di morti e di nazioni interessate aumentare ulteriormente. L'OMS ha valutato questa epidemia in modo puntuale e siamo molto preoccupati sia per i livelli allarmanti di diffusione e gravità, sia per i livelli allarmanti di inattività».

«Pandemia non è una parola da usare a cuor leggero o incautamente» prosegue l'OMS. «È una parola che, se usata a sproposito, può causare paura irragionevole, o accettazione ingiustificata di una battaglia persa, portando a sofferenze e morti non necessarie. Descrivere la situazione come pandemica non cambia la valutazione dell'OMS del pericolo posto da questo coronavirus. Non cambia quello che stiamo facendo e quello che i Paesi dovrebbero fare. Non abbiamo mai visto una pandemia da coronavirus prima d'ora e, allo stesso tempo, una pandemia che sembra poter essere controllata».

Tutte le nazioni, ha proseguito Tedros Adhanom Ghebreyesus, Direttore Generale dell'OMS, devono individuare, testare, isolare e tracciare i casi positivi per impedire una diffusione comunitaria del coronavirus. «Siamo grati per le misure adottate in Iran, Italia e Corea del Sud per rallentare il virus e controllare le loro epidemie da COVID-19. Sappiamo che queste misure stanno costando molto alla società e all'economia, così come sono costate alla Cina». 

 
 

Che cos'è una pandemia. Buona parte degli esperti che studiano il nuovo coronavirus cinese pensavano già da qualche giorno che 2019-nCoV avesse tutte le carte in regola per essere dichiarato una pandemia. Che cosa vuol dire? Questa etichetta è riservata alle malattie infettive che minacciano la salute di molte persone nel mondo simultaneamente, perché interessano più Paesi in diversi continenti.

Le malattie infettive di origine virale causate da patogeni nuovi alla scienza, che si trasmettono rapidamente da persona a persona in modo "efficiente", sono candidate ideali a dare origine a una pandemia: il coronavirus 2019-nCoV ha tutte queste caratteristiche.

Una sgradita novità. Un'infezione virale può essere dichiarata pandemia se è causata da un patogeno marcatamente diverso dai ceppi circolati di recente e se gli esseri umani presentano poca o nessuna immunità ad esso. In base a queste descrizioni, il nuovo coronavirus, per il quale a ferbbraio era statat dichiarata l'emergenza globale, ha tutte le caratteristiche per essere ridefinito tale - qui la mappa in tempo reale della sua diffusione.

Una volta che si sono sviluppati focolai locali anche nei Paesi in cui il virus è stato "esportato", allora si sono create le condizioni per dichiarare l'infezione da 2019-nCoV una pandemia. L'OMS ha messo a punto una classificazione a sei fasi che descrive il percorso che un nuovo virus deve intraprendere per divenire pandemico. Si va da una trasmissione esclusivamente tra animali (fase 1), alla diffusione dei contagi da uomo a uomo (fase 4), fino alla capacità di sostenere focolai locali in almeno un altro Paese al di fuori di quello di origine.

Giudizio sospeso. Per Tedros Adhanom Ghebreyesus, direttore generale dell'OMS, la diffusione del nuovo coronavirus al di fuori della Cina era «minima e lenta» fino a poco tempo fa. In assenza di un vaccino, gli sforzi maggiori sono da indirizzare nel contenimento della malattia nel suo epicentro, all'origine.

È infatti l'elevata trasmissibilità - e non tanto il tasso di mortalità - a fare di un'infezione una possibile pandemia. Non basta che una malattia sia molto diffusa e potenzialmente letale: il cancro non è una pandemia, mentre lo è stata, nel 2009, l'influenza A/H1N1 (la cosiddetta febbre suina). Sebbene con un tasso di mortalità relativamente basso (stimato tra lo 0,02% e lo 0,1 % - contro circa lo 0,2% dell'influenza stagionale e il 2% circa del nuovo coronavirus), quando fu dichiarata pandemia, nel giugno 2009, la febbre suina interessava almeno 74 Paesi, colpiva anche nei mesi estivi e riguardava una fascia di popolazione , normalmente meno vulnerabile a malattie di questo tipo.

Come intervenire? Per molti epidemiologi, chiudere le frontiere a patogeni altamente infettivi non sempre funziona, perché i confini sono una realtà estremamente "porosa". Uno screening efficace e opportune misure di contenimento/restrizione possono però farci guadagnare tempo prezioso per mettere a punto una strategia di prevenzione.

11 marzo 2020 Elisabetta Intini
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