La diffusione della Mers (sindrome respiratoria del Medio Oriente), che negli ultimi giorni ha fatto la prima vittima in Europa e dopo il Medio Oriente continua a colpire in Corea del Sud, è un segnale di allarme, una «sveglia, in un mondo globalizzato in cui tutti i Paesi dovrebbero essere preparati» a fronteggiare sul proprio suolo «la possibilità di questa e di altre epidemie di malattie infettive».
Ma «non rappresenta un'emergenza di sanità pubblica di rilevanza internazionale», come invece è stato il caso di Ebola. Lo ha concluso il Comitato di emergenza dell'Organizzazione mondiale della sanità, riunito oggi per fare il punto sulla Mers.
Per giungere a questa conclusione, il Comitato di esperti ha esaminato l'andamento dell'epidemia in Corea del Sud e le azioni adottate per controllare la situazione. «Non vi è alcuna evidenza di una trasmissione sostenuta» del coronavirus, rileva il Comitato, secondo cui un attento monitoraggio della situazione rimane critico per garantire lo stop dei contagi.
Per le prossime settimane, «è possibile che si individuino ulteriori casi, anche tra i contatti che non sono stati identificati nelle prime fasi». Il direttore generale dell'Oms, Margaret Chan, ha accolto la valutazione del Comitato.
Dunque l'organizzazione non raccomanda attualmente l'applicazione di eventuali restrizioni nei viaggio o nei commerci, e ritiene "non necessario" in questo momento lo screening nei punti di ingresso nei Paesi colpiti. Sensibilizzare la popolazione e soprattutto i viaggiatori sulla Mers e sui suoi sintomi, invece, "è una buona prassi della sanità pubblica", conclude l'Oms.