Per essere un virus strettamente legato alla SARS (ma meno mortale), il nuovo coronavirus SARS-CoV-2 mostra un'elevata capacità di contagio. Come i virus dell'influenza, si moltiplica nell'alto tratto respiratorio degli ospiti, anche - ormai lo sappiamo - di quelli asintomatici. Può quindi diffondersi attraverso tosse, starnuti e mani sporche ancora prima che un paziente sia consapevole di averlo contratto. Quanto a modalità di trasmissione è più simile ai virus dell'influenza stagionale, che alla SARS; tuttavia, come la SARS, e a differenza di altri coronavirus noti, può spingersi verso le vie respiratorie profonde e causare polmonite, senza che sia possibile - per ora - intralciare la sua strada con i farmaci.
Potere di contagio. Per indicare il numero di persone che in media un individuo infetto arriva a contagiare all'interno di una popolazione suscettibile a un'infezione (perché mancano l'immunità o il vaccino a quel patogeno) gli epidemiologi usano un numero chiamato R0 ("erre con zero"). Maggiore è questo valore, più elevata sarà l'eventualità che il virus si diffonda nella popolazione. Il virus del morbillo, il più contagioso che conosciamo, può rimanere sospeso nell'aria con le particelle di saliva starnutite o esalate da un malato per due ore: anche per questo, il suo R0 può arrivare a 18. Ebola è più letale ma meno efficiente nella diffusione. Il suo R0 è pari a 2, anche perché molte persone che contraggono il virus muoiono prima di riuscire a trasmetterlo.
R0 non è fisso, perché i virus si comportano diversamente in ambienti diversi per densità di popolazione, solidità del sistema sanitario e suscettibilità alle infezioni. Alcuni individui - i cosiddetti superdiffusori - hanno un R0 maggiore di altri, forse perché il loro sistema immunitario li rende in grado di sopportare, con pochi sintomi, una più elevata carica virale: ignari dell'infezione, continuano a mantenere una vita attiva, arrivando a infettare un numero anche "a due cifre" di persone.
Nel grafico qui sotto, tradotto da Vox, potete vedere l'R0 del nuovo coronavirus SARS-CoV-2 confrontato a quello di altre recenti epidemie. Attualmente si pensa che una persona contagiata infetti in media da 2 a poco più di 3 altre persone.
Deceduti sui contagiati. Oltre a R0, un'altra caratteristica per valutare la pericolosità di un agente infettivo è il suo tasso di letalità, ossia il numero di decessi che arriva a causare nella popolazione di contagiati.
Nella tabella qui sotto potete confrontare il tasso di letalità del nuovo coronavirus SARS-CoV-2 con quello di altre recenti minacce per la salute pubblica. I dati per la malattia COVID-19 sono aggiornati al 30 gennaio 2020.
Percentuali provvisorie. Per avere un'idea precisa del tasso di letalità occorrerebbe però sapere quante persone hanno effettivamente contratto il virus, anche in forma lieve o asintomatica (in Cina e altrove). Si tratta di un'operazione complessa da compiere nel pieno di un'emergenza epidemica. L'ideale sarebbe sapere in quanti hanno sviluppato anticorpi contro il nuovo coronavirus, combattendolo anche senza saperlo: ciò permetterebbe di mettere a denominatore la cifra reale della popolazione interessata dal contagio, e non solo quella dei pazienti più gravi e sintomatici. Un altro problema è che, per il momento, se dividiamo le morti per i casi, stiamo trattando due gruppi di pazienti differenti: quelli morti (nel passato) e quelli infetti (nel presente, che non sappiamo ancora se guariranno o moriranno: lo spieghiamo più diffusamente qui).