I numeri della covid sono purtroppo ancora solo indicativi della tendenza della pandemia: non sono cifre esatte, come dicevamo in questo articolo di qualche mese fa (maggio 2020) - anche se, rispetto alla prima ondata, quando i numeri del contagio erano ampiamente al ribasso, oggi abbiamo un quadro più chiaro di quanto succede - grazie alle conoscenze apprese "sul campo" e al maggior numero di tamponi.
Tuttavia questo non basta: durante un'emergenza sanitaria i dati ufficiali non sono mai quelli reali, in particolare per ciò che riguarda il numero delle morti associate all'emergenza stessa. La statistica aiuta ad avere una visione più chiara della situazione, per esempio consideranto le cosiddette morti in eccesso, ossia il numero di decessi che si scosta dalla media di uno stesso periodo in anni precedenti (per l'Italia ci sono i dati ISTAT, disponibili a tutti).
È uno studio di questo genere che mostra che cosa succede nel Paese che oggi risulta il più colpito al mondo dalla covid, gli Stati Uniti: secondo i dati dei CDC (Centers for Disease Control and Prevention) statunitensi, tra la fine di gennaio e l'inizio di ottobre 2020 ci sono stati quasi 300.000 decessi in più rispetto allo stesso periodo degli anni dal 2015 al 2019, ma solo i due terzi di queste morti in più sarebbero state ufficialmente attribuite alla covid. «Ci sono molti studi come questo che dimostrano che i numeri che riferiscono i media statunitensi sono decisamente al ribasso», afferma Steve Woolf, autore di una precedente ricerca sul tema.
La morte fa le nostre scelte. Negli USA, la maggior parte delle morti in eccesso riguardano persone di colore, latino americani, nativi americani e asiatici - un trend che rispecchia quello dei contagi da covid, meno frequenti tra i bianchi.
Ciò che lo studio mette in luce con estrema chiarezza è la questione razziale, mai risolta negli Stati Uniti: nel 2020, ci sarebbero stati il 12% in più di morti di razza bianca rispetto ad anni "normali", contro quasi il 54% dei latino americani, il 37% degli asiatici e il 33% dei neri. E all'interno di queste comunità, i dati rilevano un aumento notevole dei decessi tra i giovani, in particolare tra i 25 e i 44 anni di età, con una crescita della mortalità di oltre il 26%.