La capacità di sentire il dolore è critica per la sopravvivenza degli esseri umani, tanto che chi soffre di una malattia rara che rende insensibili agli stimoli dolorosi rischia grosso perché incapace di accorgersi di un’infezione grave, di una frattura, perfino di un’ustione.
Finora si pensava che i nervi incaricati di recepire le sensazioni dolorose fossero tutti uguali e funzionassero nello stesso modo. Un nuovo studio, invece, smentisce nettamente questa ipotesi. In esperimenti sui topi, un gruppo di ricercatori dello University Collge di Londra, ha scoperto che ci sono recettori specializzati per i singoli tipi di dolore, da quello dovuto alla pressione eccessiva a quelli dovuti al caldo o al freddo eccessivo.
Dolore fluorescente. Gli scienziati se ne sono accorti utilizzando una particolare tecnica di imaging: hanno ingegnerizzato i neuroni della sensibilità al dolore degli animali in modo che emettessero una luce fluorescente quando erano attivati, cioè quando rispondevano allo stimolo doloroso. In precedenza, in questo genere di ricerca, l’attivazione dei neuroni era stata osservata grazie a degli elettrodi, ma i ricercatori hanno avuto il sospetto che questo tipo di misurazione invasiva alterasse l’attività dei neuroni stessi, e quindi non fosse del tutto attendibile.
Farmaci futuri. Nei loro esperimenti, i loro dubbi hanno trovato conferma. Sottoponendo i topi per un attimo a stimoli dolorosi, un pizzicotto alla zampa, oppure acqua calda o fredda, hanno osservato che l’85 per cento dei neuroni diventava fluorescente, cioè si attivava, solo in risposta a uno stimolo specifico, e non agli altri.
Lo studio, pubblicato su Science Advances, smentisce un assunto importante e, soprattutto, potrebbe costituire la base per progettare farmaci antidolorifici più efficaci di quelli esistenti.