Milano, 5 ott. (AdnKronos Salute) - "L'artemisinina" contro la malaria "è un vero regalo della vecchia medicina cinese. Ma non è l'unico caso in cui questa antica saggezza ha dato i suoi frutti. Il mio sogno è che la medicina cinese ci aiuti a sconfiggere malattie letali in tutto il mondo, e che ovunque nel globo la gente possa godere dei suoi benefici per la salute". Così scriveva in un suo intervento su 'Nature Medicine' la scienziata Youyou Tu, 'quota rosa' del Nobel per la Medicina 2015, prima donna cinese a ricevere il premio.
Una vita non facile la sua. Come non facile è stato il percorso della scoperta che le è valsa il massimo riconoscimento scientifico. Una storia rimasta per molto tempo avvolta nel mistero, visto il contesto in cui quasi 50 anni fa nel gigante asiatico cominciò la caccia di un gruppo di scienziati a un rimedio contro la piaga della malaria: un progetto militare segreto nella Cina comunista, il progetto 523 (dalla data in cui Mao ne decretò la partenza, cioè 23 maggio 1967). Oggi l'artemisinina rimane il trattamento più efficace contro la malaria e ha salvato milioni di vite.
Dietro la scoperta questa donna in camice, il cui nome non era mai stato celebrato. Lo racconta su 'New Scientist' Louis Miller, ricercatore negli statunitensi National Institutes of Health (Nih). Durante una riunione a Shanghai nel 2005 con i più importanti esperti di malaria cinesi, Miller chiese chi avesse scoperto l'artemisinina. Nessuno sapeva. Così lo scienziato cominciò a scavare nella storia del farmaco, fra lettere, quaderni e trascrizioni originali delle riunioni fra i ricercatori. La conclusione fu che il merito più importante era di Youyou Tu, oggi 84enne. Minuta, capelli neri, schiva, una vita curva sul bancone del laboratorio, in tempi di Rivoluzione culturale cinese e divieto di pubblicazione scientifica.
Quando il governo, fallita la ricerca fra centinaia di composti sintetici, decise di allargarla alle medicine tradizionali cinesi, Tu fu scelta dall'allora Accademia di medicina tradizionale cinese, dove lavorava, per la missione. Un compito difficilissimo che l'esperta di fitochimica condusse anche "sacrificando la vita personale", con una figlia di 4 anni e un marito condannato ai lavori forzati 'rieducativi' in campagna. "Ma il lavoro era la priorità assoluta", ha avuto modo di raccontare. Anche perché, quando Tu venne spedita nella provincia dell'Hainan tormentata dalla malaria, rimase colpita nel vedere così tanti bambini agli ultimi stadi della malattia.
Con il suo team la scienziata ha screenato più di 2 mila rimedi erboristici cinesi, per poi concentrarsi sull'Artemisia annua.
Il resto, ormai, è storia. Ed è stata la stessa Youyou Tu a ripercorrere su 'Nature Medicine' l'eccitazione provata nel momento in cui si capì che il composto poteva curare la malaria resistente ai farmaci. La scienziata lo testò su se stessa, ne fu la prima cavia. E il suo lavoro non fu pubblicato fino al 1977, ma anche allora gli autori rimasero anonimi. Quando negli Usa ha ricevuto il prestigioso premio Lasker ha spiegato con modestia di sentirsi "ricompensata semplicemente nel vedere così tanti pazienti guariti".
Oggi il Nobel ha il sapore della rivalsa. "Una grande notizia", la definisce in un articolo pubblicato online oggi su 'Nature' Yi Rao, neuroscienziato dell'università di Pechino che ha studiato la scoperta dell'artemisinina. Tu "lo merita pienamente", aggiunge evidenziando come, a causa di una controversia sull'attribuzione della scoperta, la scienziata non abbia mai vinto alcun premio importante in Cina. Per esempio non è mai stata eletta in nessuna delle principali accademie del gigante asiatico (come l'Accademia cinese delle scienze). "Anche se sono state coinvolte altre persone" nella scoperta da Nobel, precisa Rao, "Tu era chiaramente il leader indiscusso. Ma non ha mai avuto il giusto riconoscimento all'interno del Paese".