Salute

No, non è lo zucchero a rendere i bambini iperattivi

Lo zucchero in eccesso fa male ai bambini, ma non li rende vivaci ed euforici come a lungo sostenuto. Quell'effetto potrebbe dipendere dalla dopamina.

Dopo la torta di compleanno i bambini sembrano interagire tra loro e con l'ambiente come schegge impazzite? I genitori presenti darebbero probabilmente la colpa alla "botta" improvvisa di zuccheri che - si sa - rendono i piccoli iperattivi. Ma è realmente così? Probabilmente no: questa ferrea convinzione potrebbe essere il frutto di una serie di studi scientifici datati e poco controllati. La questione è al centro di un articolo pubblicato su The Conversation.

Consumare con moderazione. A scanso di equivoci, l'eccesso di zuccheri è dannoso per lo sviluppo fisico e cognitivo dei bambini. Come ricorda nell'articolo Amy Reichelt, neuroscienziata nutrizionale dell'Università di Adelaide (Australia), studi di neuroimaging mostrano che i bambini che seguono un'alimentazione ricca di cibi confezionati molto zuccherati mostrano una riduzione del volume in alcune aree cerebrali - come la corteccia prefrontale, deputata a funzioni complesse quali la pianificazione, il ragionamento e la regolazione delle emozioni.

L'assunzione di alimenti ricchi di zucchero va inoltre a scapito di quella di altri cibi potenzialmente più nutrienti: non a caso l'OMS raccomanda di ridurre a meno del 10% la quantità di energia assunta attraverso gli zuccheri liberi, ossia quelli aggiunti agli alimenti durante i processi di lavorazione o naturalmente presenti in cibi come miele o succhi di frutta.

Basi fragili. Tuttavia, la convinzione che lo zucchero renda iperattivi è infondata e si basa su una serie di studi degli Anni '70 e '80 ritenuti superficiali dal punto di vista del metodo. Queste ricerche erano volte a indagare l'efficacia della cosiddetta Dieta Feingold, un controverso regime alimentare, nel lenire i sintomi del disturbo da deficit dell'attenzione/iperattività (ADHD), una forma di neurodivergenza solitamente diagnosticata durante l'infanzia.

Il restrittivo regime alimentare, ideato dal pediatra statunitense Benjamin Feingold, prevedeva di rimuovere dalla dieta coloranti e additivi alimentari, i dolcificanti incluso lo zucchero ma anche prodotti a base di salicilati naturali, sostanze che si trovano anche in alimenti ricchi di nutrienti come le mele, i pomodori, i broccoli, la frutta secca.

Feingold riteneva che evitare queste sostanze migliorasse le capacità di concentrazione, assunto che la scienza ha dimostrato valere solo in un gruppo molto ristretto di bambini. I metodi usati in questi studi erano fallaci, soprattutto perché non prevedevano corrette condizioni di controllo, e studi più recenti, controllati con gruppi di bambini tenuti a placebo, hanno escluso un collegamento tra il consumo di zucchero, iperattività e deficit di attenzione nei bambini.

Aspettativa premiata. Anche se il legame tra zucchero e iperattività non pare dunque dimostrato da studi scientifici, l'idea che le due cose siano collegate è rimasta scolpita nella memoria comune. Tuttavia esiste una spiegazione più convincente dell'effetto di euforia che vediamo nei bambini che hanno appena assunto zuccheri, ed è legata alla dopamina. Il cervello rilascia questo neurotrasmettitore quando si aspetta e ottiene una ricompensa, e un picco di dopamina ha l'effetto di aumentare l'attività e il movimento.

Se il "dolcetto" è trattato come una forma di ricompensa, il fatto di ottenerlo potrebbe avere un effetto stimolante sullo stato psicofisico dei più piccoli. Lo stesso fenomeno si otterrebbe probabilmente con altre forme di "premio", anche non ingeribili, come piccoli giochi o attività divertenti da compiere insieme.

2 giugno 2024 Elisabetta Intini
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