Milano, 24 mar. (AdnKronos Salute) - "Sì alla prevenzione, no all'ossessione". Lo psichiatra Claudio Mencacci commenta così la scelta dell'attrice americana Angelina Jolie, positiva a una mutazione genetica associata ad alto pericolo di tumori al seno e alle ovaie, di sottoporsi a rimozione preventiva degli organi a rischio anche considerando i casi di malattia e morte fra le donne della sua famiglia.
Se da un lato "è giusto e sacrosanto incentivare e promuovere la cultura dei corretti stili di vita, della diagnosi precoce e del giocare d'anticipo contro il cancro come pure contro altre malattie in continuo aumento", dichiara Mencacci all'Adnkronos Salute, dall'altro "occorre assolutamente evitare che la voglia di salute si trasformi in un bisogno ossessivo di controllo. Un'ansia patologica che secondo alcuni studi colpisce 5 persone su 100, vittime del cosiddetto disturbo da sintomi somatici (la 'vecchia' ipocondria), e che nell'era di Internet e social network sfocia nel fenomeno nuovo e dilagante della cyber-ipocondria", avverte il direttore del Dipartimento di neuroscienze dell'ospedale Fatebenefratelli di Milano.
"Ogni messaggio che ottenga l'effetto di diffondere l'importanza della prevenzione è da considerarsi positivo", tiene a premettere lo psichiatra. "Specie in presenza di un profilo di rischio genetico e familiare così spiccato come nel caso della Jolie - aggiunge - certe scelte sono da comprendere e condividere", ma qualche 'distinguo' è d'obbligo: "Per altre patologie non esistono indicazioni altrettanto precise, dunque l'ossessione di poter controllare e prevenire ogni evento è una minaccia che va tenuta presente perché significa esporsi a un pensiero fisso in grado di abbattere la qualità di vita e delle relazioni sociali e familiari".
Analizzando la decisione dell'attrice dal punto di vista psicologico, Mencacci osserva come la doppia scelta di Angelina, "pur difficile considerando che seno e ovaie rappresentano per la donna anche un grande simbolo di femminilità", è stata "un atto volontario preventivo: un intervento vissuto quindi non come mutilante, ma come fortemente salvifico".
Detto questo, ammonisce lo psichiatra, "nessuno di questi percorsi di 'sottrazione' andrebbe affrontato senza un supporto di tipo psicoterapico. Un accompagnamento, la consulenza di un team specialistico, sono elementi fondamentali". E lo sono ancora di più per le donne costrette all'asportazione del seno e delle ovaie da una malattia già conclamata: "Il loro compito è ancora più complicato - riflette infatti l'esperto - perché si tratta di recuperare un'identità non mutilata, ma completa e ritrovata".
In conclusione, promossa la Jolie, Mencacci richiama nuovamente la necessità di monitorare "un fenomeno in assoluta espansione com'è la ricerca ossessiva sul web di malattie e possibili cure.
Questa dipendenza", figlia dell''età 2.0', "è una delle micce che più spesso accendono nelle persone sensazioni sproporzionate sulla gravità di alcuni sintomi. Innescando vere e proprie condizioni d'ansia sulle quali mancano ancora cifre ufficiali, ma di cui da addetti ai lavori noi già ogni giorno vediamo gli effetti: autodiagnosi che a volte sfociano in autocondanne distruttive per la vita e le relazioni, mentre altre volte portano ad autoterapie inutili e pericolose. Un danno nel danno".