È appena nato e piange, urla e si dispera: cosa avrà mai? No, non sono i dentini (troppo presto) e nemmeno le coliche (o comunque non solo quelle). Secondo Christina Shuja, puericultrice che coordina il programma Lifebridge Health Center for Happier Infants all'ospedale di Baltimora (Usa), a causare il pianto dei neonati nelle prime settiimane di vita sarebbe un meccanismo fisiologico: piangendo, imparano a espellere gli scarti dall'intestino.
Cosa mi tocca fare... Per fare la cacca, infatti, occorre coordinare due movimenti muscolari opposti: contrarre l'addome e contemporaneamente rilassare il pavimento pelvico. Si tratta di un movimento complesso, che alla nascita i bimbi non sanno ancora fare. Insomma, il loro pianto, oltre a essere un modo di comunicare con gli adulti, aiuterebbe proprio questo meccanismo, che in poco tempo diventerà naturale.
C'è poi un altro dilemma che fa perdere il sonno ai neo-genitori, ed è un dibattito aperto da molto tempo: i neonati urlanti devono essere sempre presi in braccio e consolati oppure, se non hanno evidenti bisogni (fame, cambio, colichette eccetera), è meglio lasciarli piangere finché non si calmano da soli?
Più coccole o meno? Un team di psicologi ha seguito la crescita di 178 bambini dalla nascita fino ai 18 mesi, valutando nel tempo la serenità dei piccoli durante il gioco e l'evoluzione dell'attaccamento tra madre e figlio. Alcuni genitori erano molto solleciti nel consolare sempre i figli, altri meno. Dagli studi, però, non è emersa alcuna differenza psicologica tra i bambini con i genitori "sempre pronti alla coccola" e quelli che venivavo lasciati piangere un po' di più.