Mentre il mondo apprende sempre più dettagli sull'esperimento di editing dell'embrione sfociato in un parto gemellare, in Cina, tentativi di editing genetico stanno avvenendo, in diversa misura, anche negli Stati Uniti.
Secondo quanto riportato dalla MIT Technology Review, un gruppo di scienziati dello Stem Cell Institute dell'Università di Harvard ha in programma, nelle prossime settimane, di utilizzare la tecnica CRISPR per modificare il DNA di spermatozoi donati alla Boston IVF, una rete di cliniche per la fertilità. Obiettivo dell'esperimento è dimostrare che in futuro sarà teoricamente possibile creare embrioni destinati a fecondazione in vitro che rechino un rischio minore di sviluppare la malattia di Alzheimer nel corso della vita.
Micro-correzioni. L'idea è di intervenire su un gene chiamato ApoE, fortemente connesso a una futura diagnosi di demenza. Chi eredita due copie della versione più rischiosa del gene ha il 60% di probabilità in più di incorrere nella malattia di Alzheimer nel corso della vita. Il team ha reso noto che utilizzerà uno strumento molto preciso della CRISPR che consente di modificare le singole basi azotate (per esempio passando da G ad A), come in una sorta di correzione di bozze genetica, senza dover tagliare la doppia elica. In ogni caso, nonostante una variante del gene ApoE sia correlata a un elevato rischio di Alzheimer, non ci sono prove che ne sia la causa.
È questo il futuro? In questo caso, è bene chiarirlo, non si prevede di proseguire fino a utilizzare questi spermatozoi per ottenere embrioni: non ci saranno tentativi di ottenere "bambini su misura" come avvenuto in Cina, perché si tratta soltanto, per ora, di ricerca di base. Ma la domanda che suscita è la stessa sollevata dal lavoro, contestatissimo, di He Jiankui: la società umana si sta muovendo verso bambini geneticamente programmati?
Così come gli embrioni, gli spermatozoi (e le cellule uovo) fanno parte della linea germinale: ogni alterazione del DNA compiuta su di essi può trasmettersi alle generazioni future. Non a caso George Daley, decano dell'Harvard Medical School, intervenuto all'ormai famosa conferenza sull'editing genetico ad Hong Kong, ha spezzato una lancia a favore dei test di He Jiankui in Cina, definendoli «la svolta sbagliata sul sentiero giusto».
Studiare, ma non usare. Mentre altri hanno invocato una moratoria sull'editing genetico sulla linea germinale, Daley e alcuni colleghi hanno sottolineato il potenziale di questi strumenti per ridurre il rischio di malattie che abbiano una componente genetica, come il cancro o la fibrosi cistica, o proteggere da infezioni potenzialmente letali; pur riconoscendo che, al momento, tali sperimentazioni vanno tenute "lontano dai pazienti" perché non siamo pronti al loro impiego in ambito clinico.
La sperimentazione sugli embrioni con fondi pubblici del National Institutes of Health è comunque proibita, negli USA: anche volendo, il test sugli spermatozoi non potrebbe proseguire alla fase successiva, almeno non con questi finanziamenti e su suolo americano.