Un'alimentazione troppo ricca di cibi processati, grassi e zuccherati influisce sulla funzionalità dell'ippocampo, una parte del cervello coinvolta nella memoria e nella modulazione dell'appetito. Succede nei topi ma anche nell'uomo, come dimostra uno studio pubblicato su Royal Society Open Science. Un gruppo di volontari sani e normopeso sottoposti a una settimana di "dieta occidentale", satura di cibo spazzatura, ha riportato difficoltà a ricordare e ad esercitare il controllo dello stimolo della fame.
Buono, ma non mi serve. Precedenti ricerche avevano accertato la capacità del junk food di generare dipendenza e aumentare il desiderio di altro cibo poco sano, così come quella di interferire con le funzioni dell'ippocampo. Ma è la prima volta che si osservano entrambi gli effetti nell'uomo, e per giunta in individui giovani e sani, senza precedenti condizioni di obesità. Quando vediamo un cartoccio di patatine fritte, o una merendina al cioccolato, il cervello fa riaffiorare i ricordi piacevoli dell'ultima volta che abbiamo mangiato questo cibo. Se però siamo sazi, l'ippocampo interviene sopprimendo queste tracce e attenuando momentaneamente il desiderio di altro cibo. Questo meccanismo sembra incepparsi dopo qualche giorno di dieta a base di junk food.
fatica provvisoria. Per lo studio, i ricercatori della Macquarie University e Griffith University in Australia hanno reclutato 110 volontari snelli e sani nei loro 20 anni, abituati a un'alimentazione equilibrata e nutriente. Metà di loro ha cambiato menù per una settimana, ingozzandosi di waffle, cereali molto zuccherati e pranzi da fast food. Prima, durante e dopo questo poco piacevole regime alimentare, che ha fatto desistere precocemente dal compito 8 persone, i ragazzi hanno dovuto partecipare a test di valutazione della memoria e a questionari che esploravano il loro desiderio di junk food e l'apprezzamento per quelli ottenuti.
Chi aveva seguito una dieta ricca di junk food ha mostrato una ridotta funzionalità dell'ippocampo, visibile sia nelle minori capacità mnemoniche, sia nella scarsa capacità di autocontrollo: queste persone desideravano più delle altre cibo spazzatura, e rimanevano più spesso affamate a parità di calorie assunte. Fortunatamente, l'effetto è reversibile: dopo tre settimane dal ritorno a una dieta normale, memoria e appetito dei volontari sono rientrati nella norma. Segno che l'influenza negativa del junk food sull'ippocampo può essere contrastata, e in breve tempo.