La ricerca, se confermata da altri gruppi, potrebbe essere un passo in avanti nella conoscenza del morbo di Crohn e di altre malattie infiammatorie intestinali e aprire la strada a nuove terapie. Pubblicata nel fascicolo di settembre di mBio, rivista dell'American Society for Microbiology, è firmata da un gruppo internazionale di ricercatori francesi, americani e belgi coordinato da Mahmoud Ghannoum, direttore del centro di micologia medica della Case Western University (Cleveland, Ohio), e illustra i risultati della prima esplorazione delle popolazioni di funghi e di batteri presenti nell'intestino dei malati di Crohn.
Batteri e funghi sono microrganismi, cioè forme di vita tanto piccole da poter essere osservate solo al microscopio, ma questa è l'unica similitudine: i funghi sono eucarioti (all'interno della cellula c'è un nucleo, come nella cellula umana), i batteri sono procarioti (la loro cellula è senza nucleo). Nel suo insieme la comunità di funghi che abita l'intestino umano si chiama micobioma, mentre la comunità di batteri si chiama batterioma. I funghi, come i batteri, sono presenti in tutto il corpo: lo stesso Ghannoum ha scoperto che solo in bocca sono presenti da 9 a 23 specie di funghi. Ma solo alcuni pazienti soffrono di morbo di Crohn e hanno una risposta anomala a batteri che abitano l'intestino di tutti. Finora molti ricercatori hanno concentrato la loro attenzione sul batterioma, pochi hanno studiato il micobioma. Che sia qui la spiegazione del morbo di Crohn?, si sono chiesti i ricercatori.
Il gruppo di ricerca ha quindi studiato sia il micobioma sia il batterioma nelle feci di 9 famiglie della Francia e del Belgio settentrionale nelle quali c'erano pazienti malati di Crohn, e in particolare le feci di 20 malati e di 20 consanguinei sani. E ha confrontato questi risultati con i contenuti delle feci di 4 famiglie sane della stessa area geografica. Nei malati di Crohn hanno individuato una forte interazione fra batteri e funghi, e in particolare fra un fungo, Candida tropicalis, e due batteri: l'Escherichia coli, già noto, e una new entry, la Serratia marcescens. La presenza di tutti e tre questi abitanti nei pazienti era significativamente più elevata rispetto agli individui sani.
Lo studio è poi proseguito nel laboratorio di Ghannoum, dove i ricercatori hano scoperto che i tre microrganismi lavorano in tandem: le cellule di Escherichia coli si legano a quelle del fungo e con la Serratia marcescens, formano un ponte di collegamento fra di loro e con questo legame tessono un biofilm, cioè uno strato viscido e sottile di microrganismi che aderisce sulle pareti dell'intestino.
Questo biofilm, secondo i ricercatori, sarebbe la causa dell'infiammazione che è all'origine dei sintomi di Crohn.
Ma attenzione, gli stessi autori dello studio precisano che questo non significa che la malattia di Crohn sia attribuibile esclusivamente a questi tre microrganismi. La dieta e l'ambiente hanno certo un ruolo e sono quindi necessarie altre ricerche per identificare i fattori che fanno precipitare o contribuiscono alla malattia.