La città di New York ha dichiarato uno stato di emergenza sanitaria martedì 9 aprile a causa dell'aggravarsi di un'epidemia di morbillo nei quartieri di Brooklyn e del Queens. Da ottobre 2018 all'8 aprile 2019 ci sono stati almeno 285 casi di contagio, 246 dei quali riguardanti bambini, con 21 ospedalizzazioni e 5 pazienti finiti in terapia intensiva.
Soltanto nell'ultima settimana, sono stati segnalate 60 nuove infezioni, un fatto che spinto il sindaco Bill de Blasio a imporre per legge la vaccinazione obbligatoria contro morbillo, parotite e rosolia in quattro zone specifiche della città, dove si trovano i focolai attivi. Ogni adulto e bambino dai sei mesi di età che viva o lavori nelle aree afferenti a quattro codici postali, e che non sia ancora stato immunizzato, deve sottoporsi alla vaccinazione, pena una multa di 1.000 dollari.
L'ombra no-vax. La città è alle prese con la peggiore epidemia di morbillo degli ultimi 30 anni, a causa della diffidenza sui vaccini scatenata dai movimenti no-vax soprattutto all'interno della comunità ebraica ultraortodossa di Williamsburg. La ragione dei pregiudizi sui vaccini di una ristretta parte della comunità religiosa ha più a che fare con l'isolamento dalla tecnologia e dai mezzi di informazione, nonché con i contatti frequenti con Israele, che sta a sua volta fronteggiando un'epidemia di morbillo, che con i precetti religiosi. Molti dei più autorevoli rabbini della città stanno infatti prendendo attivamente parte alla campagna di immunizzazione, ricordando ai fedeli non vaccinati di provvedere al più presto.
Quella di questi giorni è solo l'ultima misura legale intrapresa dall'amministrazione per la tutela della salute dei cittadini. A metà marzo, in seguito a un'epidemia di morbillo a Rockland County, fuori dalla città, le autorità avevano bandito dai luoghi pubblici tutti i bambini non vaccinati, un provvedimento che è stato poi sospeso in seguito all'ordinanza contraria di un tribunale.