Salute

Una molecola che imita l'insulina porterà a una pillola per il diabete?

Un futuro trattamento orale contro il diabete è un po' più vicino grazie alla scoperta di una molecola che si comporta come l'insulina sui recettori.

Una molecola che tratta i recettori in modo analogo all'insulina potrebbe spianare la strada a un trattamento orale contro il diabete, un'alternativa alle fastidiose iniezioni necessarie per controllare la malattia. L'ha identificata un team di ricercatori australiani sfruttando la microscopia crioelettronica (Cryo-EM)

Questa tecnica, premiata con il Nobel, permette di vedere più nel dettaglio le strutture di proteine e di componenti delle cellule piccolissimi, con un livello di precisione fino a pochi anni fa inimmaginabile (per approfondire). La scoperta è stata pubblicata su Nature Communications.

Un ormone delicato. Uno degli ostacoli alla creazione di insulina in pasticche per il diabete di tipo 1 (la forma di diabete in cui il pancreas non produce insulina) è il fatto che questo ormone necessario alle cellule per assorbire e utilizzare glucosio è molto instabile e non riesce a passare attraverso il tratto digestivo senza essere demolito.

Finora si sono tentate diverse strade per aggirare questo ostacolo, alcune delle quali anche molto complesse, come la produzione di corazze biocompatibili per schermare l'insulina dagli enzimi digestivi o di tavolette orali che la iniettino con microaghi. Un gruppo di scienziati del Walter and Eliza Hall Institute di Parkville (Australia) ha tentato una via più semplice: se l'insulina è così complessa da maneggiare, perché non sostituirla?

Lo stesso compito. Il team ha usato la Cryo-EM per ottenere immagini 3D del recettore cellulare dell'insulina a livello atomico e ha poi osservato come diverse molecole, inclusa l'insulina, interagivano con esso. Dopo aver esaminato diversi peptidi (ossia composti chimici) noti per interagire con quel recettore mantenedolo aperto e attivo, i ricercatori ne hanno trovato uno che si comporta in modo analogo, pur avendo una diversa struttura.

«L'insulina si è evoluta per tenere il recettore come una mano che avvicina le estremità di una pinzetta», spiega Nicholas Kirk, tra gli autori. «I peptidi che abbiamo usato lavorano in coppia per attivare il recettore dell'insulina, come due mani che tengano le estremità della pinzetta dall'esterno», facendo però lo stesso lavoro.

Un'altra possibilità. Il risultato dello studio è soprattutto aver chiarito che una molecola analoga all'insulina può sostituirla nel suo delicato compito. Tradurre tutto questo in compresse orali contro il diabete non sarà facile né immediato, ma teoricamente si potrebbe fare.

10 gennaio 2023 Elisabetta Intini
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