Roma, 20 mag. (AdnKronos Salute) - Le famiglie tornano a spendere per le cure dentali. Ma il settore dell'odontoiatria vive ancora un momento di difficoltà tra luci e ombre. E' quanto emerge dall'analisi congiunturale 2016 'La professione odontoiatrica cambia o rimane fedele ai suoi modelli?', realizzata dal Servizio studi dell'Associazione nazionale dentisti italiani (Andi) intervistando più di 3.000 odontoiatri, che viene presentata oggi a Rimini all' Expodental. Un segnale positivo arriva anche dalle previsioni sull'andamento dei ricavi nel 2016: meno del 30% degli intervistati pensa che la situazione peggiorerà. Nel 2014 i pessimisti erano quasi il 40%. Accanto agli elementi di fiducia, permane tra gli intervistati la convinzione "che nel corso del 2016 l'impatto della crisi sulla professione rimarrà uguale all’anno precedente".
Tra le difficoltà riscontrate nel 2015, e dichiarate nell'indagine 2016, quelle maggiormente indicate sono il peso della burocrazia (90,3%), il calo della domanda (70%), il ritardo nei pagamenti (69,5%) e l'aumento della concorrenza sleale (52,7%). Rispetto all'anno precedente cresce la percentuale relativa al carico burocratico e alla concorrenza sleale, e cala leggermente quella dovuta al calo della domanda. Nel 2016, rispetto al 2015, la percentuale di dentisti è lievemente diminuita per alcune specialità (chirurgia orale, conservativa endodonzia), ma la variazione è dovuta al calo del numero medio di specialità praticate.
Dal report emerge che la conservativa, l'endodonzia, la protesi e l'odontoiatria generale sono prestazioni erogate da quasi tutti i dentisti. Implantologia e protesi crescono con l'età del dentista, mentre l'odontoiatria infantile cala con l'età. Analizzando quali fattispecie di studio sono inseriti nella categoria dei titolari/contitolari, si rileva che gli studi indipendenti sono solo il 75% del totale di questa categoria nel 2016 e il 74,9% nel 2015. "Dai dati elaborati - osserva l'Andi - emerge che il modello organizzativo scelto per svolgere la professione è quello dello studio singolo o del collaboratore, mentre in termini di tempo dedicato al lavoro, e di conseguenza della percezione dei ricavi, il trend è quello rilevato anche negli anni precedenti: il dentista lamenta una sotto umiliazione del tempo in proporzione alle potenzialità dello studio".
Per quanto riguarda i ricavi, il 33,6% degli intervistati dichiara che il dato del 2015, rispetto a quello del 2014, è stato inferiore: questa percentuale è diminuita di quasi 11 punti rispetto all'anno precedente. Da segnalare che la metà circa (49,7%) dichiara un ricavo stabile, in aumento rispetto al 42,3% del 2015. C'è quindi un miglioramento - annota l'Andi - che si configura così: l'11% dei dentisti che ha conseguito il miglioramento si sposta per il 7,4% nella categoria di ricavato stabile e per il 3,4% nella categoria del ricavato superiore.
I dati del sondaggio trovano un supporto nei dati macroeconomici, secondo cui si registra un aumento della spesa odontoiatrica pari al 18,5% tra il 2013 e il 2014.
Secondo l'associazione, "più in generale l'andamento della spesa odontoiatrica si è dimostrato marcatamente sensibile all'andamento del Pil. A ciò si aggiunge che il consumo e la spesa odontoiatrica sono una categoria di spesa alla quale le famiglie non rinunciano completamente, a differenza di altre voci di consumo, ma che tendono a differire - sottolinea l'Andi - Pertanto è lecito supporre che le spese non sostenute nel corso degli anni di recessione si siano concentrate nel periodo successivo, quando si registrano uno stop alla recessione e un minimo di ripresa".
Dall'indagine emerge che oltre la metà dei dentisti pratica prezzi in linea con il tariffario Andi, mentre il 20,7% (in diminuzione rispetto all'anno precedente) pratica tariffe più basse e il 13,5% più alte (in aumento rispetto all'anno precedente). Dunque, in linea con i risultati precedenti, le previsioni per il 2016 mostrano segnali di miglioramento.
Nel 2016 dentisti hanno messo in atto nuove strategie per rilanciare l'offerta. "Sono principalmente due", ricorda l'Andi: "L'investimento nella formazione propria, del personale e investimento nello studio; l'ottimizzazione nell'utilizzo delle risorse in termini di aumento dell'efficienza e riduzione della spesa. Si segnala un deciso calo della percentuale di dentisti (dal 22,7% del 2015 al 14% del 2016) che hanno fatto convenzioni con fondi e assicurazioni".
Secondo gli intervistati "la concorrenza è destinata ad aumentare" e il format che maggiormente si svilupperà "sarà quello dello studio libero-professionale indipendente, ma in associazione". Ossia i dentisti ritengono che il modello tradizionale presente rimarrà fondamentalmente tale, ma in una forma cui si attribuisce la potenzialità di una maggiore efficienza e di sinergie operative.