La presenza di microplastiche e nanoplastiche in diversi organi del nostro corpo è ormai documentata da numerose ricerche scientifiche. Ora però, per la prima volta, viene individuata un'associazione fra questa forma di contaminazione interna e un effetto sulla salute.
Microplastiche e nanoparticelle di plastica possono ostruire le arterie
Uno studio coordinato dall'Università della Campania Luigi Vanvitelli di Caserta, e pubblicato su New England Journal of Medicine, ha infatti scoperto che le nanoparticelle di polietilene e pvc possono accumularsi nelle placche che, ostruendo le arterie, minacciano la salute del cuore e dei vasi. «Se questo accade, il rischio di andare incontro a eventi come ictus e infarti, o alla morte, aumenta di quattro volte e mezza» spiega Francesco Prattichizzo, ricercatore all'IRCCS MultiMedica di Milano, fra gli autori dello studio.
Lo studio. La ricerca è stata condotta su 257 pazienti adulti e asintomatici, che fra il 2019 e il 2020 hanno subito una endoarterectomia carotidea, intervento che consiste nella rimozione delle placche aterosclerotiche dalla carotide, eseguito anche in assenza di disturbi se queste ostruiscono più del 70% del lume del vaso (il lume è lo "spazio interno", utille per il passaggio ndr).
Un'ipotesi lega le nanoplastiche all'aumento di rischi cardiovascolari (ma non stabilisce una relazione causa-effetto)
Le placche sono poi state osservate al microscopio elettronico ed esaminate con varie tecniche, per stabilire il grado di infiammazione. Nanoparticelle di polietilene sono state trovate nel 58% dei pazienti, e il 12% aveva anche frammenti di pvc. A distanza di 34 mesi, in questi soggetti si è osservato un aumento importante del rischio di eventi cardiovascolari e morte.
Qual è il nesso. «Anche se lo studio non consente di stabilire una relazione di causa ed effetto, possiamo ipotizzare un possibile meccanismo che lega le nanoplastiche all'aumento del rischio cardiovascolare» continua Prattichizzo. «Infatti, la presenza delle particelle è associata anche a un incremento dell'infiammazione. Ed è proprio l'infiammazione che, rendendo fragili le placche, ne favorisce la frantumazione dando origine a ictus e infarti».
Ulteriori studi confermeranno se l'esposizione alle microplastiche è un ulteriore fattore di rischio cardiovascolare
Considerata l'onnipresenza di inquinamento da plastica nell'ambiente, lo studio è qualcosa di più che un semplice campanello di allarme. Lo sottolinea efficacemente l'editoriale che accompagna l'articolo, scritto da Philip J. Landrigan, direttore del Programma sulla salute globale del Boston College, che alla luce dei risultati si chiede: «Dovremmo considerare l'esposizione alle microplastiche e alle nanoplastiche come un ulteriore fattore di rischio cardiovascolare? E quali altri organi potrebbero essere colpiti?»
E adesso? Proprio per rispondere alla prima domanda, i ricercatori italiani stanno mettendo a punto altri studi che confermino quanto trovato.
«In particolare», conclude Prattichizzo, «stiamo progettando ricerche che includano un numero maggiore di soggetti. E dovremo anche trovare un metodo per misurare in modo più preciso l'esposizione alle microplastiche».