È stata definita la «nuova SARS», la polmonite infettiva che nel 2002 scoppiò in Cina, infettando ottomila persone e uccidendone quasi ottocento.
In realtà, la Sindrome respiratoria mediorientale, MERS la sigla con cui viene identificata, pur appartenendo alla stessa famiglia di virus, non sembra finora in grado di trasmettersi facilmente da una persona all’altra. È però una sorvegliata speciale perché è un virus molto pericoloso, mortale in un’alta percentuale di casi (fino al 40%), di cui si sono già registrati casi in molti paesi del mondo e che probabilmente in Arabia Saudita è stata sottostimata. Ecco, in otto punti, quello che c’è da sapere sulla MERS.
Che cos’è la MERS?
La cosiddetta sindrome respiratoria mediorientale è una malattia infettiva provocata da un virus chiamato MERS-CoV, che fino a due anni fa non era mai stato identificato nell’uomo.
Il microrganismo appartiene alla famiglia dei coronavirus, un gruppo di virus che possono causare malattie sia negli animali sia negli esseri umani, con sintomi che vanno da un semplice raffreddore a gravi disturbi polmonari, come nel caso della SARS e della MERS. Dai dati acquisiti, il virus della MERS sembra meno trasmissibile rispetto a quello della SARS, ma più pericoloso: il tasso di mortalità è del 40 per cento, contro il 10 per cento.
Quali sono i sintomi della MERS?
Si presenta in genere come una forma seria di influenza, con febbre alta, dolori muscolari. Dopo una settimana circa, però, i sintomi peggiorano con tosse e difficoltà respiratorie e spesso evolvono verso la polmonite. Molti pazienti hanno avuto anche sintomi gastrointestinali, come la diarrea. In alcuni pazienti il virus ha provocato insufficienza renale.
Quando è stata segnalata la prima volta?
I primi casi si sono verificati in Arabia Saudita nel 2012. A identificare il microbo è stato un virologo egiziano, Ali Mohamed Zaki, studiando il caso di un sessantenne originario dell’Arabia Saudita morto per una misteriosa forma di polmonite.
Come si trasmette la MERS?
Sono stati segnalati solo un paio di casi in cui sembra che il virus si sia trasmesso da uomo a uomo, ma finora non sembra che, se questo passaggio è avvenuto, sia facile. La maggior parte delle persone che si sono ammalate avevano viaggiato in paesi del Medioriente e probabilmente erano state esposte direttamente al virus.
Qual è l’origine del virus?
Si ipotizza che, come per altri virus, l’origine sia animale. Il serbatoio naturale dell’infezione, come nel caso della SARS e dell’altra infezione che spaventa in questo momento, Ebola, sarebbero i pipistrelli.
Nel caso della MERS, il passaggio dagli animali all’uomo non sarebbe stato diretto. L’ipotesi è che i chirotteri abbiano a loro volta infettato i cammelli, e da questi animali il virus sarebbe passato all’uomo. L’anno scorso, gli scienziati hanno individuato anticorpi contro il virus, segno di una passata infezione, in 50 dromedari nello Oman.
Secondo l’Organizzazione mondiale della sanità, a fine maggio erano segnalati 636 casi confermati di MERS, e 193 morti per l’infezione. Finora, la maggior parte dei casi sono stati legati alla penisola araba, il paese in cui se ne sono verificati di più è l’Arabia Saudita.
Il 4 giugno l’Arabia Saudita ha rivisto i dati comunicati fino ad allora. In base a stime più approfondite, i decessi per il coronavirus MERS sono passati da 190 a 283. E i casi di contagio, che erano 575, sono ora saliti a 689. Non si tratta di un’improvvisa esplosione del virus, ma di una revisione dei dati. Il risultato di questa "revisione" è però abbastanza inquietante: la mortalità del virus della MERS è passato dal 30 al 40% dei casi.
Casi confermati ci sono stati anche in molti altri paesi mediorientali, in Giordania, Kuwait, Oman, Qatar, Emirati Arabi, Yemen e Libano. Casi sporadici sono stati riportati anche in paesi del nord Africa, (Tunisia, Egitto, Algeria), in Malesia e nelle Filippine, negli Stati Uniti e in diversi paesi dell’Unione europea (Francia, Germania, Regno Unito, Olanda e Grecia).
In Italia l’unico caso confermato è stato l’anno scorso (vedi).
Questa primavera è la terza consecutiva in cui si registra un aumento di casi di MERS, ma secondo l’Oms per ora non significa che il virus sia in grado di trasmettersi più facilmente.
C’è un trattamento?
No, non esistono terapie antivirali specifiche per questo virus. Alcuni studi recenti riportano l’identificazione di un composto che sembra in grado di inibire la replicazione dei coronavirus. Le autorità sanitarie dell’Arabia Saudita hanno anche preso contatto con industrie farmaceutiche per parlare della possibilità di mettere a punto un vaccino, dato che l’anno scorso ricercatori spagnoli hanno ottenuto un ceppo di coronavirus geneticamente modificato che potrebbe essere usato per l’immunizzazione. Ma ci vorranno anni prima che terapie del genere si rendano eventualmente disponibili.
Perché la MERS preoccupa?
In generale, secondo molti esperti, il passaggio di virus da animali all’uomo costituisce una minaccia crescente. Sono aumentate le occasioni in cui l’uomo entra in contatto con habitat finora relativamente isolati, e questo sembra aumentare anche le opportunità per i virus di fare il salto di specie. Nel caso specifico, il timore è che questi virus, che finora sembrano avere scarse possibilità di trasmettersi da uomo a uomo, migliorino questa loro capacità. In questo caso, si potrebbero avere epidemie o addirittura pandemie di una malattia con alto tasso di mortalità e per cui non esistono terapie. I timori riguardano anche, nei prossimi mesi, l’inizio della stagione dei pellegrinaggi a La Mecca, quando milioni di persone viaggeranno in Arabia Saudita e poi torneranno nei loro paesi, magari diffondendo ulteriormente il virus. Per l’Oms la MERS non è ancora un’emergenza sanitaria internazionale, ma una malattia da tenere sotto stretta sorveglianza.
Quali sono le raccomandazioni per evitare il contagio?
Non essendo ancora note le modalità di trasmissione, non è possibile dare consigli specifici. Il Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (Ecdc) raccomanda comunque a viaggiatori e residenti dell’Ue nella penisola arabica di seguire le normali precauzioni per limitare il rischio di infezioni: lavare frequentemente le mani con acqua e sapone, evitare il consumo di carne poco cotta e latte non pastorizzato, in particolare di quella di cammello, consumare frutta e verdura solo se ben lavata, evitare contatti non necessari con animali, in particolare, ancora, i cammelli.