Salute

Meno tempo sul divano, meno cibo spazzatura

Riducete le ore trascorse spaparanzati davanti alla TV e diminuirà anche la quantità di patatine e biscotti inglobati: provare per credere.

Trascorrete meno spaparanzati sul divano davanti alla TV e magicamente diminuirà anche la quantità di cibo spazzatura che consumate. È la semplice ma efficace conclusione cui sono giunti alcuni ricercatori dalla Northwestern University Feinberg School of Medicine (USA), che in uno studio documentano come cambiare anche una sola della nostre cattive abitudini (sedentarie o sbagliate dal punto di vista alimentare) abbia un positivo effetto domino anche su tutte le altre.

Per impostare una vita sana, che tenga alla larga patologie cardiovascolari e prevenga il cancro, basta iniziare da due comportamenti chiave: passare meno tempo a oziare sul sofà o davanti al computer e mangiare più frutta e verdura. Un approccio che semplifica il processo di guarigione di un numero sempre maggiore di americani, che vuole convertirsi a uno stile di vita più salutare ma non sa da che parte cominciare. Impostando queste semplici abitudini, secondo i ricercatori, si inizia una trasformazione destinata a durare nel tempo.

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Sai perché ci piacciono i cibi spazzatura?

Scopo della ricerca era trovare il modo più efficace di invogliare le persone a rinunciare a cattive abitudini come mangiare troppi cibi grassi e poca frutta e verdura, trascorrere troppo tempo seduti a oziare e non fare abbastanza attività fisica. Come soggetti sono stati scelti 204 pazienti adulti tra i 21 e i 60 anni, tutti con qualche abitudine alimentare sconsigliata. I soggetti sono stati divisi in quattro diversi programmi: un trattamento prevedeva l'aumento del consumo di frutta e verdura e dell'attività fisica, uno il minore consumo di grasso e meno tempo trascorso a oziare, uno il minore consumo di grassi e l'aumento dell'attività fisica, uno l'aumento del consumo di frutta e verdura e meno tempo trascorso a oziare.

Durante le tre settimane di trattamento, i pazienti hanno inserito i propri dati in un dispositivo digitale inviandoli a un assistente che comunicava con loro telefonicamente o via e-mail. Tanti sforzi sono stati ricompensati da una "paghetta" di 175 dollari, ogni volta che, al termine di ogni fase del trattamento, i soggetti raggiungevano un obiettivo. Al termine di ogni fase, della durata di 3 settimane, i pazienti non erano più obbligati a mantenere uno stile di vita sano per essere pagati: bastava spedire dati relativi a tre giorni virtuosi una volta al mese per guadagnare dai 30 agli 80 dollari.

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Nonostante la sospensione delle "mance", nei sei mesi successivi i soggetti hanno mostrato sensibili miglioramenti dello stile di vita.

Le porzioni di frutta sono passate da 1,2 nella fase iniziale, a 5,5 in quella durante il trattamento, a 2,9 dopo il trattamento; i minuti di vita sedentaria sono passati da 219,2 a 89,3, a 125,7; e le calorie derivanti da grassi saturi sono passate dal 12% iniziale, al 9,4% intermedio al 9,9% finale. L'86%% dei pazienti si è detto convinto di riuscire a continuare sulla buona strada: qualcosa nel maggiore consumo di frutta e verdura li ha fatti sentire meglio, più sicuri di sé. Chi ben comincia - è proprio il caso di dirlo - è a metà dell'opera.

31 maggio 2012 Elisabetta Intini
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