Le due studentesse della Statale di Milano morte a distanza di pochi mesi l'una dall'altra, l'imprenditore di 59 anni deceduto il 10 dicembre scorso nel bresciano, il focolaio in Toscana, la maestra di Roma... I casi di meningite che finiscono sulle cronache allarmano e spaventano, tanto che c'è chi parla di epidemia. È davvero così? Rispondiamo a questa e ad altre domande comuni con l'aiuto di Paola Stefanelli, ricercatrice all'Istituto superiore di sanità e responsabile della sorveglianza nazionale per le malattie batteriche invasive.
C’è un aumento dei casi?
No: per i tre patogeni principali prevenibili con la vaccinazione - meningococco, pneumococco e Haemophilus influenzae - l’andamento non è sostanzialmente cambiato negli ultimi anni. Pochi giorni fa sono usciti gli ultimi dati. Si può quindi dire che in generale il quadro è stabile, a parte il focolaio della Toscana, in corso dal gennaio 2015, in cui c’è in effetti stato un aumento piuttosto marcato dei casi negli ultimi due anni. Le meningiti da meningococco sono state 35 nel 2016 e 38 nel 2015, mentre negli anni precedenti i casi erano 10-15 l’anno. In Lombardia, le meningiti da meningococco sono state 29 nel 2016 (dati aggiornati al 16 novembre) e 34 nel 2015, un numero in linea con gli anni precedenti.
Di quale tipo sono i casi in Toscana?
Il focolaio di casi recenti in Toscana e anche i casi delle due studentesse a Milano riguardano il meningococco C, in particolare quello del gruppo clonale 11. È un ceppo che circola anche in Europa e ha come caratteristica quella di essere particolarmente trasmissibile e di provocare quadri clinici piuttosto gravi. Il ceppo di Milano però non è identico a quello della Toscana, anche se fanno parte della stessa famiglia. Di meningococco esistono poi altri sottotipi, come il B, l’Y, il W. Il meningococco è in generale un “sorvegliato speciale”: i casi sono assai meno numerosi di quelli della malattia invasiva da pneumococco - circa un migliaio ogni anno in Italia – ma spesso danno dei quadri clinici particolarmente gravi.
Alcune delle persone che si sono ammalate in Toscana erano vaccinate. Come è possibile?
Delle 58 persone colpite da meningite da meningococco C in Toscana da gennaio 2015 a oggi, una decina erano vaccinate. È un fatto che i ricercatori stanno studiando e valutando, approfondendo ogni singolo caso. Di queste dieci persone, circa la metà si era vaccinata parecchi anni fa, e può darsi che questo fatto indichi che con il tempo l’immunità svanisce ed è necessario un richiamo. Come ogni vaccino, in ogni caso, anche quello contro il meningococco non conferisce una protezione al 100 per cento.
Sembra però che la malattia, anche se contratta, sia in forma più lieve in chi è vaccinato rispetto a chi non lo è.
Che cosa si sa dei portatori sani, coloro che hanno il batterio della meningite ma non si ammalano?
Secondo i dati della letteratura scientifica, il 10 per cento circa degli individui è portatore, ma la percentuale cambia anche a seconda delle fasce di età. Negli adolescenti, per esempio, la percentuale di portatori è più elevata, probabilmente anche a causa degli stili di vita: i ragazzi hanno più occasione di stare insieme in ambienti chiusi. Perché il portatore non si ammali è una questione cui al momento gli infettivologi non sanno rispondere, ed è uno degli interrogativi su cui si sta lavorando. Si sa però che lo stato di portatore è transitorio: uno può esserlo per 3, 6, magari anche 12 mesi, e poi smettere di esserlo.
Quali vaccini sono disponibili?
Contro diverse forme di meningite, ma non contro tutte, sono disponibili i vaccini. Proteggersi con un vaccino non significa proteggersi da tutte le forme di meningite. E in ogni caso la protezione, anche se piuttosto alta, come abbiamo visto non è completa. I vaccini contro lo pneumococco, l’Hemophilus influenzae e il meningococco di tipo C sono offerti nel programma vaccinale delle regioni ai bambini piccoli, e la copertura è abbastanza alta. Esiste anche un vaccino contro il meningocco B, offerto da poco in alcune regioni ai nuovi nati.
Anche gli adulti dovrebbero vaccinarsi?
A parte il caso dello pneumococco, in cui la vaccinazione è raccomandata anche agli anziani, finora i vaccini contro i batteri della meningite erano raccomandati solo ai bambini. Con l’inizio del focolaio, la Toscana ha iniziato una campagna di vaccinazione straordinaria contro il meningococco di tipo C, offrendolo gratuitamente anche agli adulti nelle province di Firenze, Prato e Pistoia, quelle in cui si è verificato il maggior numero di casi (qui i dettagli sulla campagna). In Lombardia, anche se non c’è un allarme particolare, è stata annunciata la possibilità di vaccinarsi contro il meningococco, a partire dal 2017, con una compartecipazione di spesa (dovrebbero essere circa 30 euro per il meningococco C).
Chi dal resto d’Italia si reca per lavoro o turismo in Toscana dovrebbe vaccinarsi?
Chi ci va occasionalmente per un viaggio no, perché in pratica è esposto allo stesso rischio che se rimanesse a casa. Per chi si dovesse trasferire per settimane o mesi nelle province dove si sono verificati i casi, e magari fa un lavoro a contatto con molte persone, il vaccino può essere consigliato.
Come funziona la meningite da escherichia coli?
La maestra di Roma morta il giorno di Santo Stefano al policlinico Gemelli per meningite aveva sviluppato una forma dovuta a Escherichia coli, un batterio che comunemente si trova nel nostro intestino e si trasmette con le feci. Molte persone ce l’hanno senza avere alcun problema. Può dare luogo più facilmente a infezioni del tratto urinario, in rarissimi casi alla meningite, di solito però in neonati o anziani immunodepressi o debilitati. E soprattutto non si trasmette da persona a persona o con contatto diretto e quindi la profilassi antibiotica in questi casi è superflua.