Roma, 22 gen. (AdnKronos Salute) - Un grande ago e una mini-corda per riparare il cuore affetto da insufficienza valvolare mitralica. Anche a Roma debutta la chirurgia valvolare mitralica mininvasiva 'Top' (Transapical Off-Pump), una nuova opzione per il trattamento dell'insufficienza valvolare mitralica severa dovuta a prolasso o 'flail' dei lembi. Un approccio chirurgico a cuore battente adottato finora in 350 casi nel mondo, di cui circa 50 in Italia, per il 70% a Padova.
Presso la Divisione di Cardiochirurgia dell'European Hospital, nei giorni scorsi "sono stati eseguiti i primi due interventi a Roma, in pazienti affetti da insufficienza valvolare mitralica severa", spiega all'Adnkronos Salute il cardiochirurgo Raffaele Scaffa, dell'équipe di Ruggero De Paulis, che ha eseguito gli interventi in collaborazione con Giovanni Speziali, Assistant Professor presso l'Università di Pittsburgh.
La procedura, in anestesia generale, consiste in una mini-toracotomia laterale di circa 8 centimetri e nell'introduzione, "a cuore battente senza circolazione extracorporea, di un device", una sorta di 'agone', "attraverso l'apice cardiaco. Questo dispositivo è capace di impiantare a livello dei lembi mitralici una o più 'corde' in goretex". Il taglio ridotto, e soprattutto l'assenza di circolazione extra-corporea, "garantiscono una ripresa veloce del paziente e un impatto biologico minimo", sottolinea Scaffa.
La procedura, della durata di circa 90 minuti - "che possono ridursi con la pratica" - è stata eseguita utilizzando il sistema NeoChord DS1000* (della NeoChord di Minneapolis) sotto guida ecocardiografica trans-esofagea 2D e 3D. "Questo ha permesso di stabilire la lunghezza ideale della 'corda'". L'esito, spiegano i sanitari, è stato soddisfacente e i pazienti - un uomo di 50 anni e una donna di 78 anni - dopo 4 giorni di degenza sono stati dimessi.
L'ago monouso impiegato per l'intervento costa "circa 16 mila euro", contro i circa 11 mila euro totali di un intervento tradizionale. "Questo approccio - prosegue Scaffa - è pensato per pazienti compromessi, o con caratteristiche anatomiche particolari, ed è stato applicato finora su malati dai 33 anni a più di 80 anni. Dal punto di vista dei costi bisogna anche considerare che in questo modo la degenza è più breve e non occorre fare riabilitazione, dunque il paziente può tornare molto prima al lavoro o alla sua vita".
Questo tipo di chirurgia, dunque, "rappresenta sicuramente uno strumento efficace e molto poco invasivo nel panorama delle tecniche attualmente disponibili per il trattamento della patologia valvolare mitralica", conclude Scaffa.