Roma, 23 dic. (AdnKronos Salute) - L'endocrinologo è una figura sempre più importante per i pazienti con sclerosi multipla. La tiroide è infatti un 'bersaglio', sia per i meccanismi propri della malattia, sia per gli effetti di alcune terapie. Lo spiega Luca Chiovato, docente di endocrinologia all'università degli Studi di Pavia e direttore dell'Unità di medicina interna ed endocrinologia della Fondazione Maugeri, che sottolinea la necessità di mantenere alta l'attenzione sulla funzione tiroidea nei pazienti soprattutto in vista dell'arrivo di nuovi farmaci, più efficaci ma con effetti collaterali marcati sulla tiroide.
"La sclerosi multipla - sottolinea Chiovato all'AdnKronos Salute - è una malattia autoimmune e si associa ad altre malattie autoimmuni. E considerando la frequenza della patologia tiroidea, è statisticamente abbastanza probabile che ci siano pazienti, soprattutto donne, con tiroidite cronica". C'è poi un legame con le cure, in particolare con due farmaci. "L'interferone beta, un immunomodulatore in uso da tempo - ricorda l'esperto - nella sua azione sul sistema immunitario può provocare disturbi come l'ipertiroidismo. Una controindicazione che si verifica nell'1-2% dei casi. Tenere sotto controllo questi disturbi non è particolarmente complicato, ma è necessaria la giusta attenzione", raccomanda lo specialista.
Ancora più importante la figura dell'endocrinologo come supporto nella gestione delle nuove e più efficaci terapie. "A partire da gennaio - evidenzia Chiovato - sarà disponibile in Italia un nuovo farmaco. E' un anticorpo monoclonale, una molecola efficace che può produrre remissione anche lunga della malattia. Ma nel tempo, a 1-2 anni dalla cura, è possibile in una percentuale piuttosto elevata di casi (20-30%) l'insorgenza di disturbi tiroidei anche seri, come il morbo di Basedow, malattia che richiede l'intervento dell'endocrinologo".
Il farmaco "rappresenta, come indicano i neurologi, un passo avanti importante - precisa l'endocrinologo - considerando che con un solo ciclo si hanno remissioni di lunghissima durata. Dunque il beneficio contro una malattia molto grave pesa assai più dei rischi di patologie tiroidee per le quali, tra l'altro, ci sono monitoraggio, attenzione e cure disponibili. Ma è necessario vigilare - ribadisce - anche perché i problemi tiroidei si presentano anni dopo la cura. Pazienti e medici devono essere avvertiti in caso di sintomi di ipertiroidismo come perdita di peso, tachicardia, irrequietezza, tremolio, insonnia".