Salute

Medicina e ricerca: buoni risultati, e sui finanziamenti si può fare ancora meglio

Quanto denaro investe l'Italia nella ricerca indipendente in ambito medico? E con quali risultati? Uno studio presentato oggi a Bologna ha dimostrato che almeno il 15% dell'investimento viene sprecato, ma alcuni correttivi potrebbero migliorare il sistema.

La ricerca indipendente, finanziata dallo Stato, è estremamente utile, ma senza regole e senza i necessari controlli rischia di diventare fonte di spreco. La dimostrazione è giunta stamani, a Bologna, nel corso della Conferenza Nazionale Gimbe, con la presentazione in anteprima dei risultati di uno studio Aifa (Agenzia italiana per il farmaco) Gimbe (Gruppo italiano per la medicina basata sulle evidenze).

Le premesse. La legge che nel 2004 ha istituito l'Aifa chiedeva alle aziende farmaceutiche di contribuire a un fondo destinato a un programma di ricerca indipendente sui farmaci con il 5% delle spese promozionali. Attraverso questo programma negli anni 2005-2009 l'Aifa ha finanziato ben 207 progetti di ricerca con un totale di circa 96,6 milioni di euro: tutti studi di interesse collettivo, importanti perché in ambiti in cui è necessario che la ricerca non sia condizionata da interessi di parte.

Un esempio lo racconta su Ricerca & Pratica Giuseppe Traversa, del centro nazionale di epidemiologia dell'Istituto superiore di Sanità, allora responsabile dell'Ufficio ricerca e sviluppo di Aifa: nel 2007 l'Agenzia finanziò uno studio condotto in molti centri sui pazienti con tumore al polmone non a piccole cellule alla prima recidiva, o che non rispondono alla terapia di primo livello. Lo studio confrontava i risultati di un nuovo farmaco, l'erlotinib, con la chemioterapia a base di docetaxel. I risultati dimostrarono che l'erlotinib, nonostante un costo aggiuntivo di circa 2.000 euro per paziente, produceva esiti peggiori in termini di tempi per la progressione della malattia e di sopravvivenza complessiva.

Tenuto conto che l'erlotinib sarebbe potuto diventare il farmaco di riferimento per circa il 90% dei pazienti con questo tumore, è evidente che i risultati di questo studio applicati nella pratica medica possano non solo produrre un miglioramento dello stato di salute dei pazienti ma anche un ingente risparmio per il Ssn che, in soli 2-3 anni avrebbe ampiamente finanziato i circa 13 milioni di euro che l'Aifa aveva investito quell'anno per tutti i progetti di ricerca. Uno studio tanto importante da essere ospitato nel 2013 sulla prestigiosa rivista Lancet Oncology.

Ma dal 2009 a oggi c'è stato un solo bando, pubblicato nel 2012, del quale non sono ancora noti i risultati, mentre per i soli anni 2010-2015 giacciono inutilizzati circa 38 milioni di euro.

Grafico 1 (vedi testo). © Conferenza Nazionale Gimbe

«La ricerca indipendente, cioè quella finanziata dal pubblico, è una straordinaria opportunità per ricercatori, sanitari e pazienti, perché ha un rischio minore di essere condizionata da interessi di parte e il confronto fra diversi interventi disponibili consente ai pazienti e ai medici di individuare l'opzione più efficace », spiega Nino Cartabellotta, presidente della Fondazione Gimbe.

«Ma prima di finanziare la ricerca con il denaro della collettività bisognerebbe effettuare le necessarie verifiche sulla qualità dei ritorni di questi investimenti e fissare dei paletti per evitare sprechi.»

Che risultati hanno avuto i circa 100 milioni di euro investiti in ricerca fra il 2005 e il 2009? Finora nessuno aveva verificato gli eventuali sprechi finché a marzo dell'anno scorso la Fondazione Gimbe ha assegnato a un giovane ricercatore, Corrado Iacono, una borsa di studio di 5 mila euro per valutare il risultato di questi investimenti e Aifa ha fornito i dati.

La prima conclusione cui si giunge è che il finanziamento per la ricerca indipendente è in continuo calo: da circa 35 milioni del 2005 a poco più di 5 mila del 2009 (grafico 1).

Gli investimenti, 96,6 milioni, sono stati suddivisi in tre aree di ricerca:

area 1 - Farmaci orfani e malattie rare: fra il 2005 e il 2007 ci sono stati 64 studi per un totale di 12,877 milioni di euro;

area 2 - confronto tra strategie terapeutiche per problemi a elevato impatto per la salute pubblica e il Servizio sanitario; fra il 2005 e il 2009, 60 studi per un totale di 49,185 milioni di euro;

area 3 - studi sulla sicurezza, sulla valutazione di interventi di formazione e informazione sull'appropriatezza dell'uso dei farmaci: fra il 2005 e il 2009, 83 studi per un totale di 34,530 milioni di euro (grafico 2).

Grafico 2 (vedi testo). © Conferenza Nazionale Gimbe

La seconda conclusione è che si procede a passo di lumaca: in media tra l'approvazione del finanziamento e l'avvio dello studio intercorrono una media di 515 giorni, cioè circa un anno e mezzo, troppi, considerato che i passi necessari sono la stesura del contratto con l'Aifa, l'approvazione del comitato etico e l'approvazione amministrativa. Il processo potrebbe essere molto più rapido, visto che in alcuni casi sono bastati 7 giorni per tutta la trafila mentre per converso, all'altro estremo, sono stati necessari addirittura 2.058 giorni, cioè 5 anni e mezzo (vedi grafico 3).

Che fine hanno fatto i 207 studi approvati (vedi grafico 4)?

# 34 studi (2%) non sono mai stati avviati;

# 36 studi (17%) sono ancora in corso, nonostante siano passati almeno 6 anni dall'inizio;

# 44 (21%) sono stati interrotti in corso d'opera (fra le motivazioni prevale l'insufficiente reclutamento di pazienti per completare lo studio, il default del contratto con l'Aifa, la non disponibilità del farmaco o del placebo per la sperimentazione e via elencando (grafico 5);

# solo 124 (60%) sono stati conclusi.

Grafico 5 (vedi testo). © Conferenza Nazionale Gimbe

«Intendiamoci», continua Cartabellotta, «talvolta l'interruzione del trial è la scelta migliore, come nel caso di studi che si rivelano inutili dopo il loro inizio perché sui trattamenti in studio emergono nuove e conclusive informazioni; in altri casi l'interruzione è dovuta all'incapacità di reclutare un numero sufficiente di partecipanti, criticità che in genere emerge dopo alcuni mesi dall'avvio della sperimentazione.

Nella maggior parte dei casi, però, l'interruzione dei trial potrebbe essere evitata se prima di avviare la sperimentazione si facesse più attenzione alla pianificazione e alle considerazioni iniziali sul reclutamento.»

Il primo passo di uno studio scientifico è la sua registrazione, ma ben il 75% dei protocolli, cioè 3 studi su 4, non sono stati registrati. E questo nonostante il movimento internazionale Alltrials promuove questa registrazione proprio per fissare i paletti dello studio: documentare il suo corretto svolgimento e ridurre il rischio di manipolazione dei risultati durante l'analisi e la pubblicazione per distorcere il profilo rischio-beneficio.

Grafico 6 (vedi testo). © Conferenza Nazionale Gimbe

I 168 studi tra conclusi e interrotti non saranno stati tutti registrati: sono almeno stati pubblicati i risultati? No: nei database delle pubblicazioni scientifiche solo 107 progetti hanno almeno una pubblicazione (grafico 6), degli altri 61 per ora non v'è traccia (grafico 7).

Grafico 7 (vedi testo). © Conferenza Nazionale Gimbe

Gimbe ha provato a quantificare anche lo spreco di denaro pubblico dovuto alla mancanza di puntuale verifica dei risultati dei finanziamenti della ricerca.

Grafico 8 (vedi testo). © Conferenza Nazionale Gimbe

Dei 96,6 milioni di euro destinati alla ricerca indipendente fra il 2005 e il 2009 ben 9,6 milioni sono stati erogati agli studi interrotti al 16 gennaio di quest'anno (grafico 8). Ai quali vanno sommati 4,7 milioni di euro di spreco potenziale per gli studi conclusi e non ancora pubblicati (grafico 9).

Grafico 9 (vedi testo). © Conferenza Nazionale Gimbe

Mentre ancora non è calcolabile lo spreco legato al destino dei 35 studi ancora in corso.

A conclusione dello studio Aifa-Gimbe, Nino Cartabellotta ha fatto alcune considerazioni sui correttivi da inserire alla, si spera, imminente ripresa del programma di ricerca indipendente:

# fissare i criteri per definire le priorità di ricerca indipendente;

# rimodulare l'erogazione delle tranches di finanziamento;

# riduzione delle lentezze tra approvazione del finanziamento e avvio dello studio;

# obbligo di registrazione per tutti gli studi finanziati;

# obbligo di rendere accessibili tutti i risultati tramite pubblicazione o almeno nei registri dei report sugli studi clinici.

4 marzo 2016 Amelia Beltramini
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