Cotignola (Ravenna), 9 nov. (AdnKronos Salute) - Si chiama 'Chimney technique' la nuova tecnica utilizzata al Maria Cecilia Hospital di Cotignola (Ravenna) per riaprire la coronaria sinistra di un paziente di 76 anni, sottoposto a procedura percutanea con impianto di protesi aortica Tavi-Valve in Valve su una precedente valvola biologica deteriorata. L'intervento è valso a Roberto Nerla, specialista in cardiologia interventistica, un premio durante il Pcr London Valves, appuntamento annuale organizzato dalla Eapci (branca interventistica della Società Europea di Cardiologia). Il paziente "si è ripreso rapidamente e a distanza di tempo sia gli stent che la nuova valvola risultano efficienti ed integri", assicura lo specialista.
"Il nostro caso - spiega Nerla, che ha relazionato sull’intervento - è stato selezionato e premiato tra i 5 più complessi al mondo, e non era mai stato descritto finora in letteratura. Il paziente sottoposto all’operazione presentava una complicanza abbastanza frequente e tipica nei soggetti trattati con Tavi-Valve in Valve. Quando si va a posizionare la nuova protesi valvolare è possibile che i lembi della precedente valvola chirurgica biologica - lasciata all’interno ma non più funzionante - occludano le coronarie, impedendo al sangue di trasportare ossigeno al muscolo cardiaco: con conseguenze anche drammatiche quali l’arresto cardiaco".
"Maria Cecilia Hospital – sottolinea il cardiologo - è tra i primi Centri al mondo per numero e per modalità d’intervento con Tavi: sono circa 100 quelle impiantate ogni anno. L’esperienza acquisita con le Valve in Valve - sono richieste una conoscenza e una pratica (expertise) molto più elevate rispetto all’innesto della TAVI convenzionale - ha consentito agli specialisti che hanno eseguito l’intervento, Fausto Castriota e Alberto Cremonesi, di risolvere con successo l’occlusione".
"Inserendo 2 stent, nonostante la concomitanza delle due protesi valvolari, dall’imbocco dell’aorta all’origine della coronaria sinistra, è stato ripristinato il flusso sanguigno all’interno del vaso e di conseguenza la buona ossigenazione miocardica. Questa tecnica è solitamente impiegata a livello addominale nel salvataggio delle arterie renali allorché si faccia ricorso ad un’endoprotesi e si è rivelata utile in questo caso estremo", conclude