Salute

La maratona non indebolisce il sistema immunitario

Per anni si è creduto che allenarsi per una maratona aumentasse i rischi di contrarre virus e infezioni. Gli ultimi studi sostengono il contrario. Com'è nato l'equivoco?

Spesso si sente dire che allenamenti intensivi, come quelli preliminari a una maratona, indeboliscono il sistema immunitario. Gli ultimi studi però rivelano l'esatto contrario: allenarsi, anche a ritmi sostenuti - dicono - migliora la salute complessiva dell'atleta.

Come mai allora per anni si è pensato il contrario? Negli anni '80 e '90 del Novecento si fecero studi, partendo da alcune interviste a maratoneti: molti di loro dissero che nei giorni successivi alle gare avevano contratto un virus: nessun laboratorio certificò che si trattasse davvero di un'infezione virale e tutti presero per buona la loro affermazione.

Allenarsi e partecipare a una maratona abbassa le difese immunitarie del nostro organismo? Secondo gli ultimi studi, no.

Alterazioni. Studi più recenti ritengono però che non si trattasse di virus, ma di allergie. Eppure l'ipotesi originaria non era peregrina.

Un elevato sforzo fisico agisce sulle cosiddette cellule immunitarie presenti nel sangue in due modi: durante l'attività il loro numero aumenta considerevolmente.

Alcune cellule, come le cellule natural killer (linfociti NK) che si occupano di combattere le infezioni, aumentano addirittura di dieci volte. Quando l'esercizio termina diminuiscono però in modo altrettanto considerevole, scendendo per diverse ore a livelli più bassi dei valori originari.

L'equivoco. Questo, molto probabilmente, generò l'equivoco: il crollo del numero delle cellule immunitarie fece pensare infatti che si trattasse di una soppressione immunitaria post gara. Oggi gli studiosi si sono accorti che queste cellule invece non vengono distrutte: semplicemente si spostano in altri punti nel corpo che potrebbero essere infettati.

Ad esempio nei polmoni: una respirazione più veloce e più profonda durante l'esercizio fisico aumenta infatti la possibilità di inalare qualche elemento contagioso e quindi di sviluppare reazioni allergiche temporanee.

Dennins Kimetto, nel 2014, è stato il primo uomo a correre una maratona in meno di 2 ore e 3 minuti (2 ore, 2 minuti e 57 secondi). Questo record può essere ancora migliorato? E di quanto? © JULIAN MASON / Flickr

immunoglobulina. Un'altra convinzione diffusa era che dopo una maratona scendessero i livelli delle proteine ​​antibatteriche e antivirali presenti nella saliva. Una tra tutte, l'immunoglobulina-A (IgA), la prima arma di difesa contro batteri e virus che entrano nel corpo attraverso bocca e naso.

Anche queste analisi però avevano un vizio di forma: molti studi non tenevano conto infatti di alcuni problemi tecnici nella misurazione di IgA. I suoi livelli nella saliva cambiano infatti anche in seguito allo stress psicologico, all'alimentazione e all’igiene orale complessiva e non soltanto in seguito a uno forzo intenso: è difficile insomma affermare che ci sia una correlazione diretta.

Fare sport fa bene. La maggior parte degli studi confermano piuttosto che c'è una correlazione tra l'esercizio fisico e il potenziamento del sistema immunitario. Ad esempio, studi sull'uomo hanno dimostrato che esercitarsi pochi minuti prima di una vaccinazione, ne migliora l'efficacia e riduce i sintomi influenzali.

Altri studi condotti su animali da laboratorio hanno dimostrato invece che l'esercizio fisico aiuta il sistema immunitario a riconoscere e neutralizzare le cellule tumorali. Ricerche recenti confermano poi che l'esercizio fisico regolare rallenta anche l'invecchiamento.

Fattori di rischio. Sono altri se mai i fattori di rischio correlati a eventi di massa come le maratone: le probablità di contrarre virus aumentano perché ci si trova in luoghi affollati o perché per raggiungere la meta dell'evento si prendono aerei e mezzi pubblici.

Per ridurre al minimo questi rischi valgono però i consigli di sempre: curare l’igiene - lavarsi le mani o usare un gel antibatterico e antivirale - evitare di toccare la bocca, gli occhi e il naso con le mani sporche e non condividere le bottiglie d'acqua con gli altri atleti.

23 aprile 2018 Giuliana Rotondi
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