Ciucciarsi il pollice e mangiarsi le unghie sono quei “vizi” che fanno preoccupare molti genitori. Oltre alle possibili conseguenze sulla salute - difetti ai denti e nella fonazione, nel caso dell’uso prolungato del ciuccio, e infezioni per chi si rosicchia le unghie - ci si preoccupa che siano segno di disagio psicologico, o semplicemente che il bambino venga preso in giro per questi comportamenti.
Tutto sommato, però, quelle che vengono normalmente giudicate solo brutte abitudini potrebbero anche avere alcuni inaspettati effetti positivi. In uno studio pubblicato sulla rivista Pediatrics, i bambini dai 5 agli 11 anni che coltivavano questi vizi (uno o entrambi) sono risultati anche quelli a minor rischio di allergie.
Due vizi sono meglio di uno. Questo dato viene da uno studio epidemiologico condotto su un migliaio di persone in Nuova Zelanda, da quando erano bambini (classe 1972-73) fino all’età adulta. Ai genitori, quando i figli avevano 5, 7, 9 e 11 anni, era stato chiesto, tra tante altre informazioni, se i figli usavano ancora il ciuccio o si rosicchiavano le unghie.
A 13 anni, e poi di nuovo a 32, i partecipanti allo studio sono stati sottoposti ai classici test della pelle per determinare i più comuni tipi di allergia, tra cui quelle agli acari, al pelo di gatto e cane, a pollini e muffe. E qui è emerso il dato curioso: coloro i cui genitori avevano riportato l’abitudine del ciuccio o delle unghie mangiate sono risultati meno soggetti alla atopia della pelle - considerata un segno precursore di allergie - rispetto ai coetanei che invece non erano dediti a queste abitudini.
Tra coloro che avevano uno dei due vizi la prevalenza della sensibilizzazione della pelle è stata del 38 per cento, tra coloro che non ne avevano nessuno, del 49 per cento. Chi poi ciucciava il dito e si mangiava le unghie è risultato a minor rischio di tutti. Una differenza che è rimasta anche quando i ricercatori hanno controllato altri possibili fattori confondenti, la predisposizione alle allergie da parte dei genitori, la presenza di animali in casa, lo stato socio-economico della famiglia.
Ma per l'asma non vale. I ricercatori hanno però osservato questa diminuzione del rischio solo per quel che riguarda la sensibilizzazione misurata con i test della pelle, non per l’asma o per il raffreddore da fieno. Non è chiaro il perché: una delle possibili spiegazioni è che allo sviluppo di queste condizioni contribuiscano diverse altre cause, e che l’atopia sia il primo passo verso l’asma solo in una percentuale di casi.
Troppa igiene non fa bene. Sul perché dell’associazione tra mettersi le mani in bocca e il minor rischio di allergie, viene chiamata in causa la cosiddetta ipotesi dell’igiene, secondo cui l’eccesso di pulizia - e la conseguente minore esposizione a microbi specialmente da piccoli - è una delle cause dell’aumento in tutto il mondo dei casi di allergie e asma. Questa spiegazione è controversa e ancora non del tutto accettata, ma questo studio sarebbe un ulteriore puntello che la sostiene.