Non esistono alimenti che “fanno abbronzare”, è vero invece che le vitamine e i minerali contenuti in alcuni cibi sono in grado di proteggere la pelle dai raggi del sole e di mantenerla idratata ed elastica.
L’abbronzatura infatti è una reazione difensiva del corpo: quando ci si espone al sole, le cellule dello strato più profondo dell’epidermide producono melanina, un pigmento scuro che passa nelle cellule più superficiali e va a formare uno strato protettivo contro i raggi ultravioletti. In questo processo le carote non possono avere alcun ruolo.
I raggi ultravioletti però penetrano fino al derma e distruggono una parte del collagene e delle fibre elastiche, mentre le reazioni chimiche che portano alla produzione di melanina hanno come conseguenza l’aumento di radicali liberi, ossia molecole con un elettrone spaiato, molto reattive, che accelerano il processo di invecchiamento della pelle.
La struttura molecolare del betacarotene (contenuto in carote ma anche in prezzemolo, pomodori, spinaci, albicocche, meloni, prugne, mandarini e banane) è in grado di contrastare l’azione dei radicali liberi e di proteggere le cellule della cute: quindi mangiare carote non aiuta ad abbronzarsi ma è fondamentale per mantenere la pelle sana.
E le carote viola? Ancora meno efficaci sono le carote viola che sono prive di betacarotene. Le carote arancioni sono in realtà frutto di una selezione operata dagli agricoltori olandesi nei secoli XVI e XVII, in onore della dinastia regnante: gli Orange. Le varietà originarie, provenienti dall’Afghanistan, erano per lo più viola, ma ne esistevano anche di gialle, rosse o nere.
Le semenze afgane non sono quasi più usate, ma non si sono estinte: alcuni agricoltori europei continuano infatti a coltivarle anche perché sono ricche di sostanze antiossidanti. In Italia, esistono coltivazioni di carote viola in Puglia, nei pressi di Polignano a Mare (Bari) e di Tiggiano (Lecce).