Febbre dengue, leishmaniosi, chikungunya, encefaliti da morso di zecca: nell'arco di qualche decennio, alcune malattie infettive trasmesse da piccoli insetti, ancora poco conosciute alle nostre latitudini, potrebbero diffondersi anche in Europa. In base ai dati presentati all'European Congress of Clinical Microbiology & Infectious Diseases (ECCMID) tenutosi ad Amsterdam tra il 13 e il 16 aprile, l'areale geografico delle malattie da vettore si sta rapidamente espandendo, e nei prossimi decenni comprenderà anche l'Europa centrale e settentrionale - non solo i Paesi del sud Europa, come l'Italia.
Cambiamenti climatici e facilità degli spostamenti, sviluppo socioeconomico, globalizzazione e strategie poco avvedute di utilizzo del suolo, stanno facilitando l'importazione e la diffusione, nel nostro continente, di insetti come la zanzara tigre (Aedes albopictus, che veicola febbre dengue e la chikungunya, un'altra malattia febbrile) o la zecca dei boschi (Ixodes ricinus, responsabile della malattia di Lyme).
Vettori globetrotter. Fino a tempi recenti la diffusione di infezioni come la dengue era limitata alle latitudini tropicali e subtropicali, perché gli inverni rigidi uccidono le larve e le uova delle zanzare. Ma il global warming, con inverni più umidi e temperati ed estati prolungate, permette ora a questi insetti di proliferare e adattarsi a nuovi territori. Lo dimostrano i recenti focolai di dengue in Francia e Croazia, di malaria in Grecia, di chikungunya in Italia e Francia e di febbre del Nilo occidentale in Europa sudorientale.
Il clima europeo è già favorevole alla diffusione di zecche, e si stima che tra il 2040 e il 2060 potrebbe esserci una crescita pari al 3,8% dell'habitat della Ixodes ricinus, in particolare nella Penisola scandinava. Alla fine del 2060, i pappataci principali responsabili della leishmaniosi, già attivi in Italia, potrebbero ormai essere diffusi alle aree meridionali di Regno Unito, Francia e Germania.
Come possiamo difenderci. Per questo è necessario intensificare la sorveglianza e le misure preventive, sensibilizzando popolazione e personale sanitario: «La verità è che il prolungamento della stagione calda allungherà la finestra stagionale di potenziale diffusione di malattie da vettore e favorirà importanti epidemie» spiega Giovanni Rezza, direttore del Dipartimento di Malattie Infettive dell'Istituto Superiore di Sanità. «Dobbiamo prepararci ad affrontare queste infezioni tropicali».