Salute

Le infezioni trasmesse con il sesso (IST)

Malattie veneree: cause, sintomi, conseguenze, numeri del contagio e i modi per prevenirle.

Alcuni le conoscono ancora oggi con il loro vecchio nome: malattie Veneree, cioè malattie di Venere, dea dell'amore. Poi si sono chiamate malattie a trasmissione sessuale (MTS). Oggi si chiamano IST, infezioni sessualmente trasmesse, cioè infezioni trasmesse con il sesso. Non si tratta solo del cambiamento di un nome. Si è infatti capito che non si tratta di 4 o 5 malattie note da secoli. Ma di un universo di infezioni, di protozoi, batteri e virus, probabilmente ancora non del tutto noto, che approfittano dell'attività sessuale, la più piacevole per l'uomo, sia essa etero, omo o bisessuale, per passare da un individuo all'altro. Infezioni che a volte si manifestano entro poco tempo. Altre volte ci mettono anni a manifestarsi, e lo fanno nelle forme più strane, in certi casi addirittura causando tumori.

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In Italia e nel mondo c'è un grande ritorno delle infezioni sessualmente trasmesse (IST). La causa? Molti partner e molta leggerezza. Sai quali rischi corri? Quali sono le precauzioni che dovresti prendere? Scoprilo con questo test.

PREVENZIONE

1. Astinenza.

2. Fedeltà.

3. Preservativo.

4. Sbarramento dentale.

CAUSE È causata da un batterio intracellulare (che infetta l'interno della cellula), chlamydia trachomatis.

SINTOMI È una malattia silenziosa: circa il 50% dei maschi e il 70% delle femmine non hanno sintomi e quindi spesso non viene curata. Se i sintomi compaiono, si manifestano dopo 1-3 settimane dall'infezione.
Donne: perdite vaginali anomale e una fastidiosa sensazione di irritazione. Poi, se l'infezione si diffonde, causa dolori addominali al basso ventre, alla schiena, nausea, febbre, perdite ematiche.
Uomini: secrezioni o sensazione di irritazione e prurito. Raramente infiammazione, ingrossamento e dolore ai testicoli; 7-14 giorni dopo un contatto sessuale può svilupparsi un'uretrite, con modesta febbre, poi congiuntivite o artrite fino, in rari casi, a deformità e anchilosi: è la sindrome di Reiter.
Maschi e femmine: se trasmesso per via anale il batterio può infettare il retto e provocare dolori, perdite e sanguinamento. Se per via orale può infettare la gola.

COMPLICAZIONI Se non curata, l'infezione può causare:
a) infertilità o ipo-fertilità (cioè riduzione della fertilità) sia maschile, sia femminile;
b) gravidanze extrauterine o ectopiche (gravidanze in cui l'embrione non si impianta in utero, ma per esempio nelle tube) che si concludono con aborti spontanei e possono mettere a rischio la salute della madre;
c) infezioni degli occhi e/o dei polmoni (polmoniti) dei bambini nati da madri infette: la clamidia è una delle prime cause di congiuntivite e polmonite dei neonati.

DIAGNOSI La diagnosi è molto facile, con un tampone vaginale o un esame delle urine. Oggi sono disponibili anche test rapidi. Proprio per il decorso subdolo dell'infezione, è importante che tutti i partner sessuali vengano avvertiti, testati per la presenza del batterio, e curati.

TERAPIA Essendo un'infezione batterica è curabile con una terapia antibiotica. L'infezione non protegge da reinfezioni successive. Inoltre le persone curate dovrebbero effettuare un nuovo test 3-4 mesi dopo la cura per verificare che il batterio sia effettivamente debellato.

CAUSE I papillomavirus umani Hpv (Human papilloma virus) si trasmettono per via sessuale e si replicano nelle cellule delle mucose. Ne esistono circa 120 tipi, catalogati in base al tipo di tessuto che infettano.
40 ceppi infettano l'epitelio anogenitale (cervice uterina, vagina, vulva, retto, uretra, ano, pene) e alcuni sono responsabili di tumori della cervice, del pene, dell'ano, della vulva e di altri.
Nella maggior parte dei casi l'infezione da Hpv è transitoria e il virus viene debellato dal sistema immunitario. Se invece l'infezione persiste, circa 5 anni dopo possono insorgere lesioni precancerose mentre il carcinoma cervicale ha una latenza di 20-30 anni.

SINTOMI PIÙ FREQUENTI L'infezione da Hpv si trasmette per contatto epiteliale, con i rapporti sessuali vaginali, anali, e più raramente anche orali e manuali o scambiandosi giocattoli sessuali non ben lavati.

COMPLICAZIONI Sembra che nel mondo occidentale i ceppi virali più frequentemente implicati nel carcinoma cervicale siano due, Hpv 16 e 18, responsabili rispettivamente di circa il 60% e il 10% di tutti i tumori cervicali. I vaccini ora in commercio proteggono da entrambi, ma questo copre solo dal 70% delle infezioni.
Tumore del collo dell'utero. Ogni anno 3.500 donne si ammalano di cancro del collo dell'utero, e quasi la metà ne muore. Sono donne che nella stragrande maggioranza dei casi non si sono sottoposte al Pap test (vedi Diagnosi).
Condilomi acuminati. Non sono dolorosi, possono essere in rilievo o piatti, a forma di polipo o di cavolfiore, ma anche isolati: sono escrescenze di carne, verruche, che solitamente compaiono sui genitali, causati da ceppi virali diversi da quelli che causano il tumore della testa e del collo, per esempio i ceppi Hpv 6 e 11, responsabili di circa il 90% dei condilomi genitali.
Tumore della testa-collo e dell'oro-faringe. Non si sa ancora quali ceppi siano più frequenti in questo tipo di tumori. Sono trasmessi anche con il sesso orale.

DIAGNOSI Le donne fra 25 e 64 anni sono invitate comunque, anche se vaccinate contro l'infezione da Hpv, a effettuare ogni tre anni lo screening detto Pap test. Questo screening consente di identificare le lesioni precancerose ed evitare che evolvano in carcinoma. Inoltre gli eventuali condilomi presenti sui genitali vanno segnalati al medico per l'asportazione.

TERAPIA
Preventiva Esiste un vaccino che previene le lesioni causate da due virus cancerogeni (Hpv 16 e 18) e due ceppi che causano condilomi (Hpv 6-11). Se effettuato prima dell'inizio della vita sessuale sembra prevenire molte infezioni. Consiste in tre somministrazioni da effettuare a 3-6 mesi di distanza. Il vaccino non previene invece dall'infezione del 40% dei virus tumorali e del 10% dei virus che causano condilomi, quindi fra 25 e 64 anni anche le donne vaccinate devono sottoporsi ogni tre anni al Pap test.
I condilomi possono essere asportati o con la crioterapia (freddo) o con il laser, o con l'elettrocauterizzazione, o con il bisturi o con la causticazione con acido tricloroacetico. Possono recidivare (ripresentarsi). Molte terapie possono richiedere anche tre mesi prima che l'infezione sia debellata.
Attenzione: le creme in vendita in farmacia contro le verruche delle mani sono controindicate per la terapia dei condilomi genitali.

CAUSE L'Herpes genitale è causato da due tipi di Herpes virus, Hsv-1 (causa del comune herpes labiale che durante i rapporti orali si diffonde ai genitali) e Hsv-2. Si tratta di una infezione cronica, che frequentemente si ripresenta sui genitali: circa 4-5 volte nei primi due anni di infezione, poi più raramente e meno gravemente. Si tratta di infezioni molto contagiose che possono essere trasmesse per via vaginale, anale e orale. Circa l'80% degli infetti non sanno di esserlo perché i sintomi iniziali sono stati lievi. Le infezioni da Hsv-1 tendono a ricorrere meno spesso e in modo meno grave di quelle da Hsv-2.

SINTOMI I sintomi possono comparire 4-7 giorni dopo l'esposizione o addirittura anni dopo. Si manifestano con vescicole dolorose sui genitali e sulle aree circostanti. Le vescicole si rompono lasciando ulcere, che possono coinvolgere anche la cervice, il tratto inferiore dell'utero. Possono rendere dolorosa la minzione (emissione di urina), dare febbre e sensazione di malessere. I sintomi del primo episodio possono durare anche 20 giorni, poi le ulcere asciugano e guariscono senza lasciare cicatrici e il virus si ritira sui gangli nervosi del tratto sacrale della colonna vertebrale per ripresentarsi di tanto in tanto, con episodi sempre meno dolorosi. Facilitano le ricadute: lo stress, un eccesso di alcol esposizione dei genitali al sole, calo delle difese immunitarie.

COMPLICAZIONI L'herpes genitale non riduce la fertilità, non è ereditario (non si trasmette di padre in figlio) e non è associato al tumore della cervice uterina.
In gravidanza. Se si è contratta l'infezione prima della gavidanza il rischio per il bambino è basso: negli ultimi mesi di gravidanza il bimbo sviluppa anticorpi contro l'infezione che durano anche per parecchi mesi dopo il parto. Se si è contratta l'infezione durante il primo o il secondo trimestre di gravidanza l'ostetrico può prescrivere una terapia antivirale alla madre in modo da ridurre il rischio di trasmettere l'infezione al bimbo. Si ricorre al parto cesareo solo quando le ulcere compaiono sui genitali al momento del parto.

DIAGNOSI Nella fase acuta, quando sono comparse le vescicole, la diagnosi da parte del medico è piuttosto semplice. Se ci sono dubbi può essere confermata con la ricerca del virus nel liquido della vescicola, o il test per la ricerca degli anticorpi nel sangue.

TERAPIA Non c'è cura per l'herpes genitale, ma si possono controllare i sintomi usando antivirali, come l'acyclovir, che ostacola la moltiplicazione del virus e quindi riduce la durata e la gravità delle manifestazioni. Non si devono avere rapporti sessuali per tutta la durata dell'episodio di herpes perché in questa fase è particolarmente contagioso. La terapia non riduce il rischio di trasmettere l'infezione ai partner sessuali. Evitare di condividere asciugamani o indumenti con una persona infetta.

CAUSE È dovuta a un batterio, la Neisseria gonorrhoeae, di solito individuabile nelle perdite del pene e nei fluidi vaginali degli individui infetti. Vive all'interno delle cellule della cervice uterina e dell'uretra, del retto, della gola e raramente negli occhi.

SINTOMI Di solito compaiono entro due settimane dall'infezione, ma a volte diventano evidenti solo molti mesi dopo, quando l'infezione si è diffusa ad altre parti del corpo.
Donne: 5 donne su 10 non avranno sintomi. Le altre potrebbero notare perdite vaginali dense di colore verde o giallo, dolore alla minzione (emissione di urina); più raramente dolore al basso addome e perdite ematiche tra i cicli mestruali.
Uomini: un uomo su 10 non avrà sintomi. Gli altri potrebbero avere perdite dal pene di colore bianco, giallo o verde, dolore o bruciore alla minzione, infiammazione del prepuzio, dolore o indolenzimento dei testicoli o della prostata.

COMPLICAZIONI L'infezione non curata può diffondersi alle articolazioni e ai tendini, e addirittura causare meningite (infiammazione della membrana, le meningi, che avvolge il cervello e il midollo spinale), o al cuore.
Donne: se curata tardi può causare infertilità e gravidanze ectopiche (vedi clamidia). In gravidanza l'infezione si trasmette dalla madre incinta al neonato al quale può indurre una infezione degli occhi (congiuntivite) che se non curata può causare la perdita della vista.
Uomini: l'infezione dei testicoli e della prostata possono indurre una riduzione della fertilità.

DIAGNOSI Tampone vaginale o striscio cervicale nelle donne e un test delle urine nei maschi. Se l'infezione può essere stata contratta con rapporti anali o orali, il tampone rettale o in gola consentono la diagnosi. I tamponi non sono dolorosi. Prima si fa la diagnosi più è facile debellare la malattia, cosa che invece diventa più complicata se trattata in ritardo. Se l'esame risulta positivo, bisogna convincere i propri partner a farsi testare e curare.

TERAPIA Basta una singola dose di antibiotici per guarire. Alcuni ceppi sono ora diventati resistenti agli antibiotici più usati in passato, come la penicillina, ma altri antibiotici sono efficaci. Evitare i rapporti sessuali durante la terapia. La terapia è efficace nel 95% dei casi e i sintomi regrediscono già dopo i primi 2-3 giorni di terapia, anche se l'indolenzimento ai testicoli potrebbe richiedere due settimane prima di scomparire.

CAUSE Infezione di una spirocheta (batterio a forma di spirale), il Treponema pallidum.

SINTOMI
1° stadio (sifilide primaria). La prima manifestazione è una piccola ulcera indolore (ma molto infettiva) ai genitali nel punto in cui è stata contratta o a volte intorno alla bocca, compare da 10 giorni a tre mesi dopo l'infezione e dura da 2 a 6 settimane e poi scompare. Contemporaneamente all'ulcera può manifestarsi ingrossamento delle ghiandole linfatiche nel collo, nell'ascella o nell'inguine.
2° stadio (sifilide secondaria). Compaiono sintomi come mal di gola o eritema non pruriginoso sul palmo delle mani o dei piedi che scompare entro poche settimane. Sensazione di fiacchezza, mal di testa, le ghiandole linfatiche si gonfiano ancora. A volte febbre, perdita di peso, dolore alle articolazioni, perdita di capelli a chiazze. Poi la malattia entra nella fase latente e non dà sintomi per anni, anche decenni. E se non curata passa al terzo stadio, il più grave.
3° stadio (sifilide terziaria). In questo stadio può causare gravi danni: ictus, demenza, perdita di coordinazione, paralisi, cecità, sordità, malattia cardiaca ecc. E può essere mortale.

DIAGNOSI Dapprima un esame dei genitali, poi un esame del sangue detto reazione di Wassermann, alla ricerca degli anticorpi che segnalano la risposta del sistema immunitario all'infezione. Un risultato positivo significa che gli anticorpi ci sono e quindi o si è infetti o si è avuta l'infezione in passato e si è stati curati. L'assenza di anticorpi non significa che l'infezione non c'è: possono passare anche tre mesi tra il momento dell'infezione e la comparsa degli anticorpi.

TERAPIA I primi due stadi della sifilide (primaria e secondaria) sono curabili con una sola somministrazione di penicillina per intramuscolo. Lo stadio latente richiede tre iniezioni di penicillina a una settimana di intervallo una dall'altra. Il terzo stadio richiede una terapia antibiotica di lunga durata somministrata per endovena: può debellare l'infezione, ma non guarire i danni già fatti. Alla fine della terapia un nuovo test del sangue consentirà di appurare se l'infezione è debellata.

CAUSE Infezione da Hiv, Human immunodeficiency virus, un virus che infetta alcune cellule del sistema immuntario, le Cd4, responsabili della difesa contro le infezioni. L'infezione di questo virus, se non curata, causa dopo circa un decennio una malattia, l'Aids (sindrome da immunodeficienza acquisita) perché il sistema immunitario smette di funzionare e l'individuo manifesta gravi malattie da infezioni batteriche o fungine che altrimenti sarebbero banali.

SINTOMI Circa il 60% degli individui infetti sviluppa alcuni sintomi dell'infezione nelle 2-6 settimane successive: febbre, mal di gola, sensazione di stanchezza, dolore alle articolazioni e ai muscoli, ingrossamento dei linfonodi (collo, ascelle, inguine) o eritema a macchie sul petto. Si tratta di sintomi lievi spesso confondibili con un raffreddore. Poi per anni l'infezione non dà più segni, ma nel frattempo il virus continua a riprodursi e a danneggiare il sistema immunitario. Se non trattato, circa 10 anni dopo compare l'Aids conclamato: il numero di cellule Cd4 del sistema immunitario non è più sufficiente a difendere dalle infezioni che possono manifestarsi con stanchezza persistente, sudori notturni, perdite di peso inspiegabili, diarrea persistente, visione confusa, macchie bianche su lingua e bocca, tosse secca, respiro breve, febbre poco sopra 37 °C che dura settimane, ingrossamento dei linfonodi che dura più di tre mesi. Possono comparire polmoniti, tubercolosi e alcuni tumori.
«Nel 2009 circa il 60% dei pazienti italiani ai quali è stata diagnosticata l'Aids non sapevano di essere infetti nonostante avessero contratto il virus 7-10 anni prima», dice Massimo Giuliani del Dipartimento di malattie infettive, parassitarie e immunomediate (Mipi) dell'Istituto Superiore di Sanità di Roma.

COMPLICAZIONI In gravidanza, senza terapia c'è una probabilità su 4 di passare l'infezione al bambino. Con la terapia il rischio si riduce a uno su 100. Se si hanno dubbi, meglio fare un test dell'Hiv prima di mettere in cantiere un figlio.

DIAGNOSI La diagnosi di infezione da Hiv è un test del sangue.

TERAPIA Se si interviene nelle 72 ore successive all'infezione è possibile bloccarla. È possibile solo se si ha la certezza di essere stati esposti all'infezione per esempio per la rottura di un preservativo nel corso di un rapporto sessuale con un individuo infetto. Questo intervento si chiama Pep, profilassi post-esposizione, e richiede di assumere i farmaci anti Hiv per 4 settimane. Quindi meglio contattare subito un centro malattie sessualmente trasmesse o un centro Aids.
Successivamente, se si sono avuti rapporti sessuali non protetti è bene chiedere un test. Prima viene fatta la diagnosi di infezione e prima è possibile iniziare la terapia: la malattia presa per tempo diventa praticamente cronica. Oggi a quasi 30 anni dall'inizio dell'epidemia ci sono individui in terapia che convivono da altrettanto tempo con l'infezione. La terapia è un cocktail di vari antivirali che agiscono bloccando le varie fasi della replicazione del virus. L'infezione permane, ma la malattia non dà sintomi.

CAUSE Due terzi dei casi di mononucleosi o febbre ghiandolare sono dovuti a trasmissione sessuale. La malattia è causata dal virus di Epstein Barr. Circa il 90% degli adulti sono stati infettati dal virus durante l'infanzia senza avere sintomi e il virus permane nelle cellule del sangue o della gola. Ma se l'infezione viene contratta durante l'adolescenza può dare la febbre ghiandolare.
La trasmissione avviene con i baci o con i rapporti sessuali, è contagiosa per almeno 2 mesi e in certi casi anche fino a 18. Il virus di Epstein Barr infetta i globuli bianchi noti con il nome di linfociti B, che possono diffondere l'infezione ai linfonodi, alla milza e anche al fegato.

SINTOMI Includono: mal di gola, febbre oltre 37,5 °C, ingrossamento delle stazioni linfonodali soprattutto del collo e delle ascelle, stanchezza, debolezza, ingrossamento delle tonsille, mal di testa, perdita di appetito, ingrossamento della milza e rash cutaneo.
I sintomi della febbre ghiandolare scompaiono spontaneamente nell'arco di 4-6 settimane. A volte la stanchezza perdura più a lungo: il 9-22% degli individui hanno sensazioni di spossatezza che durano sei mesi. In alcuni casi l'infezione del fegato causa ittero (ingiallimento della pelle e degli occhi), nausea, perdita dell'appetito e intolleranza all'alcol.

COMPLICAZIONI La febbre ghiandolare può causare rottura della milza (1 caso su 1.000) o infezioni secondarie per esempio ai polmoni.

DIAGNOSI Una conta dei globuli bianchi, che risultano elevati, indica la presenza di una infezione; successivamente il test del sangue alla ricerca degli anticorpi anti Ebv.

TERAPIA Non esiste cura per questa infezione. Stare a riposo per circa 4 settimane, bere molta acqua e succhi di frutta non zuccherati, non bere alcol, assumere antidolorifici come il paracetamolo o l'ibuprofene, fare gargarismi con acqua salata (mezzo cucchiaino di sale in 1/4 di litro di acqua). Inutili gli antibiotici perché non sono efficaci nelle infezioni virali.

CAUSE Il virus dell'epatite A (Hav) è una infezione prevalentemente alimentare, che però è stata recentemente inserita nell'elenco delle infezioni a trasmissione sessuale dopo che una serie di focolai nella comunità omosessuale maschile nel 2008 in Spagna (art. in inglese) e nel 2009 a Roma (art. in inglese) hanno dimostrato che i rapporti sessuali oro-anali sono una vita di trasmissione dell'infezione. Di solito la trasmissione avviene per aver messo in bocca qualche alimento contaminato con le feci di qualcuno con l'epatite A.

SINTOMI È una infezione del fegato. Il periodo di incubazione (cioè fra il momento dell'infezione e lo sviluppo dei sintomi) varia da 2 a 6 settimane. Di solito si tratta di una infezione acuta di breve durata che si risolve in due mesi anche senza terapia. Dà immunità da successive infezioni. I sintomi sono simil-influenzali, come stanchezza, dolori generalizzati, mal di testa e febbre, perdita dell'appetito, nausea, vomito e diarrea, dolori addominali, ittero (ingiallimento della pelle e della sclera, la parte bianca degli occhi: il fegato danneggiato non è in grado di eliminare la biluribina, la sostanza gialla del sangue che è un prodotto di scarto dei globuli rossi. Anche le urine possono diventare scure a causa della bilirubina, mentre le feci diventano chiare).

DIAGNOSI La diagnosi viene fatta con un esame del sangue che rileva gli anticorpi (proteine specifiche contro quella malattia prodotte dal sistema immunitario) anti virus dell'epatite A.

TERAPIA Esiste un vaccino contro il virus dell'epatite A, ma una volta contratta l'infezione non c'è una terapia specifica. Durante la malattia bisogna cercare di non sovraccaricare di lavoro il fegato evitando cibi grassi e alcolici, cercando di seguire una dieta sana anche quando l'infezione si è risolta.

CAUSE È una infezione del fegato causata dal virus dell'epatite B (Hbv). Il virus è presente nel sangue, nella saliva, nel seme e nei fluidi vaginali e quindi viene trasmesso anche con i rapporti sessuali non protetti. Il virus dell'epatite B è 100 volte più infettivo di quello dell'Aids.

SINTOMI Il tempo di incubazione tra il contatto con il virus e i sintomi è da 1 a 6 mesi. Nel 2-10% degli individui che hanno contratto la malattia in età adulta, l'infezione diventa cronica (di lunga durata). I sintomi sono simili a quelli dell'influenza: sensazione di stanchezza, indolenzimento diffuso, mal di testa, febbre, perdita di peso e dell'appetito, nausea e vomito, diarrea, mal di stomaco e ittero (ingiallimento della pelle e della sclera, la parte bianca degli occhi: il fegato danneggiato non è in grado di eliminare la biluribina, la sostanza gialla del sangue che è un prodotto di scarto dei globuli rossi. Anche le urine possono diventare scure a causa della bilirubina, mentre le feci diventano chiare).

COMPLICAZIONI In rari casi l'epatite B può essere fulminante e fatale.

DIAGNOSI Test di funzionalità epatica, cioè un esame del sangue per misurare la presenza di enzimi e proteine che indicano il danno del fegato. Se essi sono elevati segnalano una infezione del fegato. Un successivo esame del sangue alla ricerca del virus (antigene di superficie, cioè una proteine della superficie esterna del virus dell'epatite B) documenta l'infezione.

TERAPIA
Il vaccino. Esiste un vaccino efficace e duraturo contro il virus dell'epatite B. Dal 2001 al 2004 sono stati vaccinati tutti i nuovi nati e i dodicenni, per cui oggi sono protetti tutti gli italiani fino a 35 anni di età. Gli ultratrentacinquenni che hanno comportamenti a rischio è bene che si vaccinino.
La terapia. La maggior parte degli infetti si libera del virus nell'arco di un paio di mesi. Chi invece contrae l'infezione cronica viene curato oggi con l'interferone, una proteina spontaneamente prodotta dal sistema immunitario in difesa dalle infezioni, e con farmaci antivirali che impediscono la moltiplicazione del virus e l'estensione del danno al fegato.

CAUSE L'epatite C è una infezione del fegato causata dal virus dell'epatite C. Il virus è presente nel sangue e in quantità minori nella saliva, nello sperma e nei fluidi vaginali di un individuo infetto. La trasmissione con i rapporti sessuali è considerata bassa, ma il rischio aumenta nei rapporti omosessuali fra maschi.

SINTOMI Il decorso dell'epatite C si divide in 4 stadi.
Acuto. Dura i primi 6 mesi dell'infezione e di solito è asintomatico o con sintomi vaghi come febbre, stanchezza, perdita dell'appetito crampi di stomaco, nausea, vomito. Alcuni sviluppano ittero. 1 infetto su 5 debella l'infezione in questo periodo.
Cronico. Quando l'infezione dura più di 6 mesi si entra nella fase cronica: il virus resta attivo ma non causa sintomi per molti anni. I soggetti infetti sono portatori, cioè possono trasmettere l'infezione ad altri. Alcuni individui infetti invece manifestano sintomi quali estrema stanchezza, depressione, difficoltà di concentrazione o a memorizzare, cambi di umore, problemi di digestione, dolori articolari, mal di testa, sintomi simil-influenzali, dolore al fegato, mal di stomaco, prurito generalizzato.
Cirrosi compensata. Un individuo infetto su 5 con epatite cronica sviluppa una cirrosi nell'arco dei successivi 20-30 anni. Se questo individuo eccede nell'alcol i tempi possono essere più brevi. La cirrosi è un danno al fegato che cicatrizza creando un tessuto meno sano, anche se riesce ancora a compensare i danni subiti.
Cirrosi scompensata. In una piccola parte di individui infetti la cirrosi diventa scompensata, il fegato smette cioè di funzionare.

COMPLICAZIONI In alcuni rari casi il fegato sviluppa un tumore.

DIAGNOSI Un test del sangue individua la presenza di anticorpi prodotti dal sistema immunitario per difendersi dal virus dell'epatite. Un test Pcr consente di trovare anche il virus nel sangue. Prima viene effettuata la diagnosi prima si può iniziare la terapia per scongiurare il pericolo che la malattia cronicizzi o si aggravi.

TERAPIA La terapia consiste di solito nella somministrazione di due farmaci: l'interferone per iniezione e la ribavirina, un farmaco antivirale che impedisce al virus di diffondersi. La terapia dura da 6 a 12 mesi, e ogni 4 settimane circa si fa un esame del sangue per vedere come risponde il virus alla terapia. Di solito il 55% degli infetti cronici guariscono con questa combinazione. E nei casi in cui non vengono guariti si rallenta di molto la progressione del danno epatico. Se l'infezione è recente la terapia ha successo nel 90% dei casi.

16 agosto 2010
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