La guarigione da covid non è sempre facile come leggere "negativo" sull'esito di un tampone. Alcune persone, anche tra coloro che hanno contratto l'infezione in forma lieve, continuano ad accusare sintomi debilitanti per molte settimane o persino per mesi dalla fine ufficiale della malattia.
Questi "postumi" da CoViD-19 sono talmente vari e differenti tra loro che sfuggono a una definizione medica univoca: ora, usando i dati e le testimonianze delle migliaia di pazienti che si trovano in questa condizione, il British National Institute for Health Research (NIHR) ha proposto una classificazione più precisa delle varie forme di long covid che aiuterà a mettere a fuoco il quadro clinico di chi si trova in questo limbo.
Long covid: tipologie. Secondo l'istituto di ricerca britannico, sotto alla definizione a campana di long covid potrebbero nascondersi in realtà quattro diverse sindromi: un danno permanente ad alcuni organi colpiti dall'infezione da nuovo coronavirus; la sindrome da post terapia intensiva, una sindrome da fatica post virale e la persistenza di veri e propri sintomi da covid.
A funestare i pazienti guariti solo sulla carta potrebbero essere le lesioni riportate ad alcuni organi, come i polmoni, il cuore o il cervello; o le conseguenze fisiche, cognitive e psicologiche dell'aver affrontato settimane legate a macchine di supporto vitale, a cominciare da debolezza, atrofia muscolare, disturbo da stress post-traumatico. Il loro malessere potrebbe anche essere legato alla fatigue spesso associata a infezioni virali (la conseguenza di un'eccessiva risposta immunitaria), o ancora dipendere da sintomi - come le difficoltà respiratorie - che si sono magari attenuati, senza però sparire del tutto.
Long covid: che cosa sappiamo. Nello studio si legge che un paziente con long covid potrebbe anche sperimentare due diverse sindromi in contemporanea, e che i sintomi possono fluttuare in gravità (attenuandosi fino a quasi scomparire, per poi ripresentarsi) o luogo, coinvolgendo di volta in volta organi diversi (polmoni, cuore, pelle, cervello, muscoli, legamenti, reni, sistema gastrointestinale). Una delle conclusioni del rapporto è proprio il fatto che la CoViD-19 non è una malattia lineare che ha sempre un inizio, una fase acuta di un paio di settimane e una fine, ma una condizione che può avere un andamento ondulatorio come quello descritto.
Il rapporto Living with Covid19 è stato stilato dopo aver studiato decine di testimonianze di pazienti con long covid e aver messo a fuoco l'esperienza di 14 pazienti iscritti al più numeroso gruppo di long covid nato su Facebook, che annovera più di 20.000 membri.
Secondo gli scienziati che l'hanno redatto, esistono esperienze forti di long covid in persone di diversa età ed estrazione: non possiamo affermare che chi corre un rischio contenuto di sviluppare forme gravi di covid sia anche meno a rischio di long covid.
Long covid: quanto è diffusa? Come ricorda il sito di IFLS, recenti studi suggeriscono che una fetta importante di pazienti con CoViD-19 continui ad accusare uno o più sintomi anche a mesi dalla guarigione. Una ricerca preliminare in Corea del Sud ha trovato che il 91,1% di 65 persone guarite da covid soffriva di almeno un effetto a lungo termine, soprattutto affaticamento o mancanza di concentrazione. Un altro studio condotto su 120 ricoverati per covid in Francia ha mostrato che il 55% era ancora affaticato dopo 100 giorni dall'ammissione in ospedale e il 42% mostrava difficoltà respiratorie. Il 34% aveva ancora perdita di memoria, il 28% faticava a concentrarsi e il 30% a dormire.
I nuovi criteri dovrebbero costituire una guida di riferimento per la diagnosi e la cura del long covid. Se nell'emergenza è cruciale salvare vite, è anche importante iniziare da subito a risolvere gli straschichi della pandemia, per tutelare la qualità di vita dei guariti.