Salute

Una possibile origine profonda del long covid

L'interazione della proteina spike coi recettori cellulari durante l'infezione, potrebbe spiegare alcuni dei sintomi persistenti del long covid.

L'interazione tra la proteina spike del coronavirus SARS-CoV-2 e le cellule delle vie aeree umane, può innescare cambiamenti duraturi dell'espressione genica che potrebbero spiegare perché alcuni pazienti affetti da long covid continuino ad accusare difficoltà respiratorie anche per mesi dopo la guarigione. È quanto emerge da alcuni studi condotti su colture di cellule umane e presentati nel corso del meeting virtuale Experimental Biology (EB) 2021.

IN BREVE: per espressione genica si intende il processo attraverso il quale l'informazione contenuta in un gene diviene funzionale - tipicamente perché viene convertita in una proteina. PER APPROFONDIRE: espressione genica su Wikipedia

La chiave di accesso. Il coronavirus della CoViD-19 è ricoperto di piccole protuberanze di natura proteica a forma di chiodo - le spike - che durante l'infezione si legano a un particolare recettore cellulare (ACE2) e permettono al patogeno di rilasciare il suo materiale genetico all'interno delle cellule. Il team guidato da Nicholas J. Evans, della Texas Tech University, ha perfezionato un precedente metodo di coltura cellulare per ottenere, in vitro, una popolazione di cellule respiratorie umane che fosse la più vicina possibile, per condizioni e risposte fisiologiche, a quelle dei polmoni.

comportamento alterato. Quando queste cellule sono state esposte a concentrazioni più o meno massicce di proteina spike purificata (ossia senza il virus), hanno iniziato a mostrare differenze nell'espressione genica che sono rimaste evidenti anche dopo la fine di questo sgradito contatto. In questo caso, le differenze nell'espressione genica indotte dalla spike si sono per esempio manifestate in geni coinvolti nella risposta infiammatoria.

Cellule immunitarie attaccano e fagocitano il SARS-CoV-2 (illustrazione scientifica)
Cellule immunitarie attaccano e fagocitano il SARS-CoV-2 (illustrazione scientifica). Lo studio ha analizzato il ruolo della spike in una simulazione di infezione e non - è bene ricordarlo - di vaccinazione. Anche i vaccini introducono le istruzioni genetiche per produrre la spike nell'organismo, ma per sintetizzarne in quantità minime e in nessun modo nocive. La proteina, così come le istruzioni per la sua codifica, si degradano molto rapidamente subito dopo la vaccinazione, dopo aver innescato la risposta immunitaria. © Shutterstock

Confrontando i risultati con i dati emersi dagli studi sui pazienti con infezione da covid, si è visto che quanto osservato nelle colture cellulari rispecchiava la realtà. Queste alterazioni dell'espressione genica nelle cellule delle vie aeree potrebbero spiegare in parte alcuni sintomi respiratori persistenti riferiti dai pazienti che soffrono di long covid, come l'affanno e la spossatezza.
 
Usando questa base di ricerca, che simula gli effetti della spike durante l'infezione, si potranno forse sciogliere alcuni dei misteri sull'origine del long covid, una seconda pandemia di cui ci dovremo occupare a lungo.

29 aprile 2021 Elisabetta Intini
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