La matematica ti stressa? È una questione di memoria. Una ricerca americana spiega perché a casa gli esercizi riescono sempre, alla lavagna invece... (Alessandro Bolla, 22 dicembre 2008)
Sei seduto in fondo alla classe, distratto. Stai pensando al prossimo weekend con Patrizia (o Giorgio), quando la prof di matematica ti chiama alla lavagna e ti chiede di risolvere un’orribile equazione. Il ritmo cardiaco aumenta, le mani sudano, la voce si fa incerta... E per di più sbagli i conti. Ma la prof non poteva beccare qualcun altro?
MATEMATICA SOTTO STRESS Sono le manifestazioni più evidenti dello stress. Se vi è capitato, soffrite di ansia da matematica e non siete i soli. Sian Beilock, ricercatore dell’Università di Chicago, ha effettuato una ricerca su questo argomento e ha scoperto che la memoria a breve termine, utilizzata tra le altre cose per far di conto, ha un ruolo fondamentale nei meccanismi dell’ansia. Questo tipo di memoria ha infatti una capacità limitata: se è impegnata a gestire le preoccupazioni (per esempio la paura di fare una figuraccia con prof e compagni), non riuscirà a dare il meglio di sé nella risoluzione del problema. Lo studio di Beilock ha evidenziato come la presentazione dei problemi possa influire sulla loro risolvibilità. Problemi scritti in orizzontale, quindi secondo un linguaggio naturale, richiedono più memoria per essere visualizzati e risolti rispetto a quesiti presentati in verticale, in modo più schematico. In generale è emerso che chi ha una maggior memoria a breve termine è più portato al ragionamento e alla risoluzione di quesiti matematici. Ma solo se non si trova in condizioni di stress: altrimenti le preoccupazioni saturano la memoria e si perde lucidità.