Milano, 30 ott. (AdnKronos Salute) - Vivono in località remote dell'America meridionale e dell'Africa. Sono le popolazioni preindustriali osservate da un gruppo di scienziati statunitensi per ricostruire come dormivano i nostri antenati. Le 94 persone delle tribù Hadza (Tanzania), Tsimane (Bolivia) e San (Namibia) si assomigliano durante il sonno, nonostante le differenze geografiche e culturali. Dormono in media poco più di 6 ore per notte, coricandosi circa 3 ore e 20 minuti dopo il tramonto e alzandosi prima dell'alba. Non fanno quasi mai un pisolino durante il giorno e non sanno che cosa sia l'insonnia, al punto che nelle loro lingue non esiste una parola per definirla.
Dallo studio, pubblicato su 'Current Biology', risulta che godono tutti di buona salute nonostante passino la notte all'aria aperta o in modeste capanne. L'ipertensione è quasi inesistente e sono fisicamente in forma. E non perché si muovano di più: studi precedenti hanno dimostrato che il loro consumo di energia giornaliero è simile a quello degli americani. Per contro, negli Stati Uniti, nonostante letti ortopedici e accoglienti lenzuola, il 48% della popolazione dichiara di soffrire occasionalmente di insonnia, mentre il 22% dice di patirne ogni notte, riporta la Cnn online, che ha ripreso il lavoro. La difficoltà a dormire non è solo fastidiosa, ricordano gli esperti, ma è rischiosa perché legata a problemi di salute come obesità, diabete, depressione e malattie cardiovascolari.
Per Jerome Siegel, tra gli autori dello studio, nei Paesi occidentali ci preoccupiamo troppo di non raggiungere la quantità di ore raccomandate per il sonno, tra le 7 e le 8 per notte. Ma stando all'osservazione delle società preindustriali analizzate, anche i nostri antenati non dormivano più di 6 ore per notte.
"Molte persone sono stanche e questo è un problema reale - ricorda Siegel - Tuttavia credo che alcuni di quelli che chiedono aiuto non lo fanno perché non sono riposati, ma perché temono di non dormire abbastanza e pensano di riposare meno a lungo dei nostri antenati. Questi comportamenti, però, sono pericolosi". Infatti per l'esperto, che è stato presidente della Sleep Research Society e per 40 anni ha guidato un laboratorio di ricerca sul sonno a Los Angeles, il rischio è che i medici prescrivano pillole quando le persone non ne hanno bisogno. Le medicine infatti possono aiutare ad addormentarsi prima, ma non allungano la dormita.
Un'altra informazione che emerge dallo studio è che non è la luce a regolare il ritmo del sonno, bensì la variazione di temperatura giornaliera. "Spegnere le luci è importante per dormire bene, ma serve anche regolare la temperatura della camera da letto - avverte Siegel - In condizioni naturali, la temperatura non è solo leggermente inferiore durante la notte, ma è in 'caduta libera' durante l'intero periodo".
Per confermare i risultati del lavoro serviranno altre ricerche, ma per Siegel i dati emersi sono intriganti: "Queste persone sono sane, quindi possono certamente insegnarci qualcosa".