Con le lenti a contatto non si correggono più solo i difetti della vista o il colore degli occhi, ma si effettuano diagnosi e... si leggono i risultati in realtà aumentata. (Focus.it, 24 gennaio 2011)
Se fissando negli occhi una bella fanciulla (o un bel fanciullo) doveste scorgere circuiti integrati e telecamere non spaventatevi: non state per baciare un cyborg, ma probabilmente qualcuno che indossa le lenti a contatto intelligenti, un dispositivo di nuova concezione a metà strada tra la medicina e i...videogames.
Queste singolari lenti sono infatti dotate di una serie di sensori in grado misurare il livello glicemico e la pressione dell’occhio in pazienti affetti da diabete o glaucoma ma anche di proiettare immagini direttamente sulla retina di chi le indossa creando un vero e proprio display biologico che può essere utilizzato in applicazioni di realtà aumentata.
Lacrime... dolci
L’idea non viene dal set di Star Trek ma da Babak Parviz, un ricercatore della Washington University di Seattle, che già nel 2008 aveva creato il primo prototipo di lente intelligente, o smart lens, installando un microscopico led rosso su un materiale trasparente bio compatibile.
Utilizzando la stessa tecnologia ha costruito, qualche anno dopo, la prima lente a contatto in grado di indicare a un diabetico il livello di glicemia. Il dispositivo contiene un minuscolo sensore elettronico e misura in modo continuo e senza bisogno di aghi o prelievi, il livello di glucosio delle lacrime che corrisponde perfettamente a quello del sangue. Una serie di led, impercettibili quando sono spenti, visualizza l’informazione direttamente sull’occhio dell’utilizzatore che in questo modo può dosare in modo più preciso i farmaci per tenere sotto controllo la malattia.
Fantascienza? No, realtà.
Occhio alla pressione
Lo scorso settembre Sensimed, uno spin-off dell’Istituto Federale Svizzero per la Tecnologia, ha lanciato la prima versione commerciale di smart lens: serve per tenere sotto controllo il glaucoma, una malattia che provoca un aumento della pressione all’interno del bulbo oculare e che può danneggiare, se non opportunamente curata, il nervo ottico e la vista.
Le super lenti misurano costantemente la curvatura dell’occhio, direttamente correlata con la pressione che c’è al suo interno, e trasmettono l’informazione via radio a un dispositivo portatile indossato dal paziente.
La smart lens è alimentata dal campo elettrmagnetico generato da una piccola antenna attaccata con un cerotto al volto del paziente. Funziona insomma come le etichette antifurto dei supermercati che sono alimentate dal campo elettromagnetico delle antenne poste all’uscita.
Una volta indossate, chi le porta presenta una qualche somiglianza con Robocop: "una lente colorata potrebbe ovviare al problema" spiegano i ricercatori della Sensimed, "ma in questo momento non è la nostra priorità".
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