Una donna cinese di 25 anni sembra guarita dal diabete di tipo 1 grazie a un trapianto di cellule staminali autologhe (prelevate cioè dal suo stesso organismo), modificate in laboratorio. Secondo quanto riportato sulla rivista Cell, già due mesi e mezzo dopo l'intervento la paziente non doveva più assumere insulina per controllare i livelli di glucosio nel sangue e l'effetto si è mantenuto a un anno di distanza. Per dichiarare la guarigione definitiva si dovrà attendere ancora, ma la ricerca conferma la validità di una nuova strada per la cura del diabete, che viene sperimentata anche in altri laboratori.
Lo studio. Nella ricerca cinese, coordinata dall'Università di Pechino e dalla Nankai University di Tientsin, le staminali sono state inizialmente estratte dal tessuto adiposo della paziente. Si trattava quindi di cellule staminali adulte, che non possono dare origine a tutti i tessuti dell'organismo. Per indurle a trasformarsi in cellule produttrici di insulina è stato quindi necessario riprogrammarle in laboratorio, con una procedura molto simile a quella che inventata dal premio Nobel Shinya Yamanaka. Le staminali riprogrammate sono infine state trasformate in cellule del pancreas e, dopo essere state testate su animali, sono state trapiantate nella paziente, consentendole di raggiungere il controllo della glicemia.
Nuove sperimentazioni. Per confermare la validità del loro metodo, i medici di Pechino e Tientsin hanno già eseguito la procedura su altri due pazienti (i risultati sono attesi entro l'anno) e hanno intenzione di estendere la sperimentazione a un'altra quindicina di volontari. Gli studi condotti da altri gruppi inducono tuttavia all'ottimismo.
Diabete di tipo 2. Lo scorso aprile, per esempio, ricercatori dell'Università di Shanghai hanno annunciato di aver trapiantato staminali riprogrammate in un uomo affetto da diabete di tipo 2, liberandolo dalla necessità di assumere insulina. Mentre la Vertex Pharmaceutical di Boston sta conducendo una sperimentazione simile, che utilizza però cellule prelevate da embrioni donati alla ricerca.