Roma, 28 ott. (AdnKronos Salute) - L’Associazione Nazionale Medici Istituti Religiosi (Anmirs) ha richiesto ufficialmente "un incontro alla Prefettura di Roma per cercare un tentativo di conciliazione con la Regione Lazio in relazione al Decreto Commissariale dello scorso 23 ottobre che dispone la sospensione in via cautelare dell'autorizzazione all’esercizio e dell’accreditamento dell’Ospedale Israelitico di Roma". Lo comunica, in una nota l'associazione. "La situazione è gravissima – spiega Donato Menichella, segretario nazionale Anmirs - Non possiamo accettare che l’Israelitico venga lasciato morire nell’indifferenza generale".
"La magistratura, come è giusto che sia, accerterà eventuali responsabilità personali - prosegue Menichella - ma nel frattempo non si possono condannare all’oblio né i tanti pazienti che in questo momento vi sono ospitati e che andrebbero ricollocati in altri ospedali, né i professionisti che operano all’interno della struttura e che con i fatti contestati non hanno nulla a che fare".
"I medici, gli infermieri e gli altri dipendenti dell’Israelitico –prosegue ancora Menichella – sono lavoratori seri e altamente qualificati grazie ai quali l’ospedale è divenuto nel tempo una vera e propria eccellenza del sistema sanitario regionale. Ora non si può fare di tutta l’erba un fascio, soprattutto perché i reati contestati riguarderebbero un ristretto numero di persone".
Alla luce di tutto ciò "chiediamo alla Prefettura di Roma, alla Regione Lazio e alla Comunità Ebraica di adoperarsi affinché ai dipendenti e ai pazienti dell’Israelitico siano restituite dignità e certezza per il proprio futuro. Perché chiudere l’ospedale significherebbe colpire loro che non hanno alcuna colpa in questa triste vicenda. E - conclude la nota - noi questo non possiamo permetterlo” .