Milano, 4 nov. (AdnKronos Salute) - La scienza viene in aiuto a chi ha difficoltà a riconoscere i volti. Si chiama prosopagnosia la malattia che, in forma grave, può impedire l'identificazione dei volti di familiari o amici. A livello medio è invece difficile da diagnosticare, nonostante provochi imbarazzi e angosce a chi ne soffre, che fatica a riconoscere le facce di persone con cui ha speso del tempo in passato. Per questo, Richard Cook e Punit Shah della City University London e del King's College hanno messo a punto un questionario in 20 domande per aiutare le persone a misurare la loro 'cecità facciale'.
Il test consiste nel rispondere con un numero da 1 a 5 che indica quanto si è d'accordo con l'affermazione proposta. Il punteggio totale è 100 e il questionario completo si trova sul sito troublewithfaces.org/test-yourself-1. Gli esperti ricordano che il test è una guida e che non può decretare con sicurezza se una persona soffre della malattia, che nel Regno Unito colpisce 2 persone ogni 100, come ricorda la Bbc online.
Chi non sa di soffrire di prosopagnosia può pensare di avere una cattiva memoria per le facce, ma il disturbo non è legato all'intelligenza o a capacità mnemoniche.
All'emittente britannica un malato anonimo spiega: "Il mio problema più grande è percepire la differenza tra persone dall'aspetto ordinario, specialmente nel caso di facce con pochi tratti particolari. Lavoro in ospedale con un gran numero di dipendenti e spesso mi presento a colleghi con cui ho già lavorato diverse volte. Ho anche problemi a riconoscere la mia vicina di pianerottolo, anche se abitiamo lì da 8 anni. Lei cambia spesso abiti, taglio e colore dei capelli. Quando cerco di identificare una persona, tento di usare indizi come l'abbigliamento, il taglio dei capelli, cicatrici, occhiali, gergo e così via".