In tempo di emergenze sanitarie, finalmente una buona notizia: dopo 42 giorni senza nuovi casi, l'epidemia di Ebola nella parte nordorientale della Repubblica Democratica del Congo è considerata ufficialmente conclusa. Il risultato annunciato dall'OMS e dal governo locale è stato accolto con particolare sollievo, perché l'area colpita è da oltre due decenni martoriata dalla guerra civile, e per debellare le infezioni si è dovuto operare in condizioni di estrema difficoltà.
Sotto tiro. Dopo i primi casi rilevati ad agosto 2018, il virus Ebola in Congo ha contagiato almeno 3.470 persone, uccidendo il 66% di esse. Si è trattato della peggiore epidemia di Ebola dopo quella scoppiata in Africa occidentale tra il 2014 e il 2016, nella quale persero la vita 11.000 persone. L'emergenza che ha investito le province nordorientali del Kivu del Nord e dell'Ituri è stata, dal punto di vista della gestione sanitaria, uno degli eventi più complessi di sempre, perché avvenuta in un'area di forte instabilità politica e totale diffidenza verso il personale medico, spesso al centro di episodi di violenza. Secondo quanto riportato da Nature, di 70 pazienti e sanitari sono rimasti feriti nel corso di attacchi mirati da parte di bande armate, e 11 di loro sono stati uccisi.
Come ci si è difesi. Si è trattato anche della prima epidemia di Ebola che ha potuto contare sulla somministrazione di un vaccino su larga scala. Il vaccino dell'azienda statunitense Merck era già stato testato in Africa occidentale; questa volta è stato dato a circa 300 mila persone che erano venute a stretto contatto con i pazienti contagiati, e nell'80% dei casi ha evitato l'infezione. I vaccinati che hanno contratto il virus, hanno accusato sintomi più lievi. A tamponare i danni è stato anche l'impiego di due trattamenti a base di anticorpi - chiamati mAB114 e REGN-EB3 - che sono stati somministrati previo consenso ai pazienti appena ricoverati in ospedale. Infine non bisogna dimenticare l'importante contributo della politica: la catena di contagi è stata spezzata anche grazie all'impegno dei governatori delle grandi città e alla formazione specifica del personale sanitario.
Non è ancora finita. Ora occorrerà replicare queste buone pratiche nella provincia di Équateur, nella parte occidentale del Congo, dove il 1 giugno 2020, proprio mentre si attendeva con ansia la fine dell'epidemia, sono emersi 18 nuovi casi di contagio da Ebola. Il focolaio in questa parte del Paese preoccupa perché la regione è difficilmente raggiungibile e ha un sistema sanitario inadeguato; la popolazione, poverissima, si sposta frequentemente in direzione delle grandi città, e come se non bastasse è anche qui arrivata l'emergenza covid, che ha mobilitato il personale sanitario.
In tutto lo Stato ci sono stati finora 6.552 casi confermati di contagio da SARS-CoV-2, e 149 decessi.