Salute

La pandemia è davvero finita?

Da aprile in Italia è finito lo stato di emergenza, ma la covid ancora no: ecco come deve comportarsi l'Europa secondo l'OMS per non riportare indietro l'orologio della pandemia.

Con la fine dello stato di emergenza e l'eliminazione di alcune restrizioni il primo aprile l'Italia è entrata in una nuova fase pandemica, quella della convivenza con il coronavirus. Possiamo dunque dire di essere fuori dall'incubo pandemia? Guardando ai nuovi contagi (indubbiamente sottostimati) e al numero di decessi giornalieri, che nel momento in cui scriviamo non accenna a scendere sotto il centinaio, sembrerebbe di no.

Se è vero quindi che i vaccini hanno contribuito a farci tornare a un clima di semi-normalità, è altrettanto vero che bisogna tenere alta la guardia ed evitare di cantare vittoria troppo presto: il Piano del 2022 in risposta alla COVID-19 (COVID-19 Strategic Preparedness and Response Plan) redatto dalla OMS dà alcuni consigli in questo senso, ricordando l'importanza di proteggere i più vulnerabili e indagare a fondo sulle conseguenze a lungo termine del contagio.

Varianti e immunità vaccinale. Due aspetti che impediscono di tirare un definitivo sospiro di sollievo sono da un lato il calo dell'immunità vaccinale (che, lo stiamo vedendo, sta già contribuendo a far aumentare i contagiati), dall'altro la diffusione della subvariante di Omicron BA.2, più contagiosa della "sorella" BA.1, e la possibile insorgenza di nuove varianti che potrebbero far fare un balzo indietro nel calendario pandemico.

Proteggere i più deboli. Sulla base del Piano di risposta alla covid dell'OMS Hans Kluge, direttore regionale dell'organizzazione per l'Europa, spiega come dovrebbe comportarsi il nostro continente in questa fase. Il primo passo è proteggere le persone più vulnerabili, che saranno quelle che più di tutte risentiranno della diminuzione della copertura vaccinale; per farlo, è necessario continuare a utilizzare alcune misure di prevenzione (come le mascherine al chiuso), proseguire nella campagna vaccinale e individuare i contagi il prima possibile, oltre a mantenere in allerta i sistemi sanitari in modo che possano fornire una risposta veloce in caso di aumento nel numero di ospedalizzazioni.

Occhio a varianti e LONG COVID. Per bloccare sul nascere la diffusione di nuove varianti è necessario poi individuare il prima possibile eventuali mutazioni del genoma virale che ne alterino le caratteristiche in modo sostanziale, migliorando gli attuali sistemi di sorveglianza e monitoraggio del virus.

Ulteriore aspetto su cui indagare è quello del long covid, un insieme di disturbi che si protraggono talvolta per mesi e colpiscono molte persone guarite dalla covid (contratta anche in forma lieve). «Non sappiamo ancora perché o come il long covid colpisca alcune persone», spiega Kluge.

«Nel 2022 questo deve cambiare: non possiamo dimenticarci di quel 10-20% di persone che continua ad avere sintomi persistenti anche 12 settimane dopo la fine dell'infezione».

9 aprile 2022 Chiara Guzzonato
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