Ne avrete letto un po' ovunque: la Corte di Appello di Torino ha confermato una sentenza del 2017 che aveva stabilito la presenza di un "nesso di causalità" tra l'utilizzo dei cellulari e una particolare forma di tumore (neurinoma dell'acustico destro, un tumore benigno ma invalidante, alla base dell'orecchio).
Senza entrare nei dettagli della notizia, la scienza e il metodo scientifico, può aiutare a capire meglio la portata di questa notizia e a comprendere davvero la pericolosità dei cellulari. Ecco alcune domande e le rispettive risposte da un punto di vista rigoroso e scientifico.
Il cellulare fa venire il cancro?
A oggi non ci sono prove scientifiche certe e incontrovertibili che l'uso dei telefonini causi il cancro. Sebbene i cellulari siano usati ormai da miliardi di persone anche per più ore al giorno, non sono mai stati rilevati degli aumenti anomali di specifiche forme tumorali.
Considerata la diffusione dei cellulari, l'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) tiene comunque sotto controllo i potenziali effetti dei cellulari sulla popolazione, con iniziative e programmi per la valutazione del rischio.
Alcune sentenze di tribunale riconoscono una correlazione tra l'uso del cellulare e l'insorgenza del cancro ma le ricerche finora condotte non consentono né di affermarlo né di escluderlo con assoluta certezza.
Lo puntualizzano il National Cancer Institute, la Food and Drug Administration e i Centers for Disease Control and Prevention statunitensi. E di recente anche l'Istituto Superiore della Sanità italiano.
L'Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro (IARC) dell'Organizzazione Mondiale della Sanità, nel 2011, ha tuttavia classificato i campi elettromagnetici a radiofrequenza, provocati dalle radiazioni non ionizzanti emesse dai telefoni, come possibili cancerogeni per gli esseri umani. In pratica, li annovera nel gruppo 2B, cioè "possibili cancerogeni", che comprende sostanze e agenti ancora sotto osservazione, che per ora non sono ritenuti né cancerogeni "probabili" (gruppo 2A), né cancerogeni "certi" (gruppo 1).
Secondo l'American Cancer Society questa classificazione indica che potrebbe esserci un rischio di cancro associato, ma le prove non sono sufficienti per confermare un nesso di causalità. Per esempio, uno studio australiano trentennale pubblicato nel 2016 su Cancer Epidemiology e condotto su migliaia di pazienti ha scagionato i cellulari dall'accusa di favorire, attraverso le radiazioni elettromagnetiche, l'insorgenza di tumori cerebrali.
Negli anni sono stati eseguiti centinaia di esperimenti e di ricerche scientifiche, su animali ed esseri umani.
Quasi nessuno di questi ha trovato un nesso causale chiaro ed esplicito tra l'esposizione ai telefonini e particolari malattie, come i tumori. Ad agosto del 2019 l'Istituto Superiore di Sanità ha concluso:
"La meta-analisi dei numerosi studi pubblicati nel periodo 1999-2017 non rileva incrementi dei rischi di tumori maligni (glioma) o benigni (meningioma, neuroma acustico, tumori delle ghiandole salivari) in relazione all'uso prolungato (più di dieci anni) dei telefoni mobili".
Servono quindi altre ricerche. Nel frattempo, a chi telefona molto si consiglia l'uso degli auricolari. Soprattutto ai più giovani.
La sentenza parla di una legge di copertura. Che cos'è?
La tesi degli avvocati del malato – accettata dalla corte di Appello (vedi la sentenza) – è che esista «una legge scientifica di copertura che supporta l'affermazione del nesso causale secondo i criteri probabilistici "più probabile che non"».
Una legge di copertura è una legge di spiegazione causale dei fenomeni naturali: nel caso specifico della sentenza, i giudici – applicando questa regola – hanno stabilito che "è più probabile che non" che a causare il tumore sia stato l'uso del cellulare.