La meditazione trascendentale è una disciplina che affonda le sue radici nella religione degli Arii, un popolo nomade che colonizzò l'India nel 1800 a.C., e che per noi occidentali è diventata una pratica nota negli anni '60 del secolo scorso, grazie agli insegnamenti di Maharishi Mahesh Yogi. È una pratica che consiste nel meditare ripetendo ossessivamente un suono (il mantra) fino a raggiungere, in teoria, uno stato di trascendenza, o di assenza di pensieri. Si discute da anni dei benefici della pratica, e ora un nuovo studio condotto alla Scuola IMT di Lucca, e finanziato anchtra l'altro dalla David Lynch Foundation (esatto, David Lynch il regista, grande appassionato di meditazione trascendentale) ha dimostrato che la meditazione trascendentale lascia tracce indelebili sul cervello.
Ommmmm... Lo studio ha coinvolto due gruppi di volontari: il primo ha accettato di praticare la meditazione trascendentale due volte al giorno per tre mesi, il secondo era composto di persone che non hanno cambiato la loro routine quotidiana. A entrambi i gruppi sono stati somministrati questionari sul livello di stress e di ansia, ed entrambi sono stati sottoposti a risonanza magnetica funzionale sia all'inizio sia alla fine dell'esperimento, per misurare i cambiamenti nella loro attività cerebrale. Il risultato, per farla breve, è che il gruppo di meditatori ha visto crollare i propri livelli di stress.
Cos'è successo davvero? Il crollo dello stress non è solo di una sensazione soggettiva e non misurabile: le risonanze magnetiche post-esperimento hanno mostrato cambiamenti rilevabili nel cervello dei soggetti, in particolare nelle connessioni tra le diverse aree del cervello preposte alla modulazione delle emozioni – cambiamenti invece assenti nel gruppo di "non meditanti". In altre parole, la meditazione trascendentale facilita la comunicazione tra le diverse aree del cervello che regolano i nostri stati d'animo, e potrebbe diventare un potente strumento terapeutico.