Salute

La donna vorrebbe andare in clinica New York ma Authority impedisce viaggio gameti

Dopo no Alta Corte interpellati 2 giudici Corte appello per ottenere via libera a nuovo ricorso

Milano, 5 feb. (AdnKronos Salute) - Non si arrende la donna britannica che chiede di poter utilizzare gli ovuli congelati della figlia morta di cancro per dare alla luce il suo stesso nipotino. Dopo il no ricevuto dall'Alta Corte lo scorso anno, la 60enne ha interpellato due giudici della Corte d'appello di Londra dai quali spera di ottenere il via libera a continuare la sua battaglia legale nella speranza di poter ribaltare il primo verdetto negativo ricevuto.

I magistrati hanno ascoltato le sue motivazioni ieri e dovranno decidere se concedere o meno l'autorizzazione a contestare la decisione di giugno scorso con cui è stato respinto il ricorso.

Al fianco della donna anche il marito 59enne. I due vengono citati dai media britannici come 'Mr e Mrs M'. Se alla fine di tutti i passaggi, la loro battaglia legale andasse in porto, Mrs M diventerebbe mamma e nonna contemporaneamente, sottoponendosi a una procedura di fecondazione assistita con gli ovuli congelati dalla figlia nella speranza di guarire dal cancro all'intestino e di poter un giorno avere un bambino. Un caso unico al mondo. Per fecondare gli ovociti si ricorrerebbe a un donatore esterno.

A spingere la 60enne nell'impresa è la determinazione a esaudire l'ultimo desiderio espresso dalla figlia prima di morire: avere un figlio. Durante il primo dibattimento la donna aveva raccontato della disperazione della ragazza che, ormai in fin di vita, avrebbe chiesto alla mamma di portare in grembo il suo bambino. Quando ha iniziato a battersi per realizzare 'post mortem' il sogno della figlia, la donna aveva 55 anni.

Il suo destino è ora in mano ai giudici Treacy e Floyd, i quali hanno riconosciuto che si tratta di "un caso molto triste" e non hanno subito sciolto le riserve, ma si sono presi tempo per considerare tutte le argomentazioni presentate e potersi poi esprimere sul caso in un secondo momento.

La donna vorrebbe emigrare negli Stati Uniti, dove una clinica di New York potrebbe effettuare l'intervento. Ma la Human Fertility and Embryology Authority (Hfea) ha rifiutato alla coppia il via libera all'esportazione degli ovuli negli Usa, in assenza di una volontà messa per iscritto dalla ragazza prima di morire all'età di 28 anni nel giugno 2011.

5 febbraio 2016 ADNKronos
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