Roma, 27 mar. (AdnKronos Salute) - La relazione tra cane e padrone è un "legame affettivo" a tutti gli effetti. Tant'è che non si può considerare "futile" la perdita dell'animale, "specie nel caso in cui il rapporto sia radicato da tempo", poiché va a ledere la sfera emotivo-interiore del padrone. Sono queste, in sintesi, le motivazioni della sentenza con cui la Corte d'Appello di Roma ha condannato un veterinario al risarcimento del danno morale, oltreché di quello patrimoniale, per avere causato con una sua condotta negligente la morte di un cane.
Secondo quanto emerso dalla documentazione prodotta in giudizio, comprendente anche l'esame autoptico sull'animale, il cane sarebbe deceduto in seguito all'ingestione di un osso che avrebbe causato una occlusione dell'esofago con lacerazione dei tessuti e un conseguente versamento di liquido. Una circostanza, questa, che, come confermato in appello, avrebbe potuto essere accertata con l'ausilio di esami clinici di routine, se il veterinario non avesse sbagliato diagnosi e successivamente non fosse stato in grado di correggere l'errore. Insomma, sembra suggerire la Corte d'Appello, se il professionista avesse individuato il problema in modo tempestivo, probabilmente avrebbe potuto salvare l'animale.